Kuwait. Lavoratori filippini: espulso l’ambasciatore

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E’ scontro diplomatico fra il Kuwait e le Filippine, dopo che il ministero degli Esteri del regno mediorientale ha provveduto ad espellere l’ambasciatore filippino e a richiamare il proprio a Manila.
Al centro della diatriba vi è quello che per il governo di Manila è lo sfruttamento della manodopera filippina fino a rendere i lavoratori emigrati in Kuwait poco più che schiavi, tanto da arrivare a proibirne l’espatrio. La decisione è stata assunta dopo il caso di una donna, Joanna Demafelis, torturata e uccisa e il cui corpo è stato rinvenuto dopo quasi due anni nella cella frigorifera dei suoi datori di lavoro.
In Kuwait scarseggia la mano d’opera, ma come avviene per gli altri paesi del Golfo i lavoratori provenienti dai paesi meno sviluppati sono spesso costretti a turni massacranti, a scadenti qualità di vita e a stipendi irrisori.
Rientrato nei giorni scorsi in patria, l’ambasciatore filippino Renato Villa aveva parlato pubblicamente degli sforzi dell’ambasciata per salvare dai maltrattamenti i lavoratori connazionali in Kuwait, di fatto sostituendosi alle autorità locali che, a quanto pare, non avrebbero operato in tal senso.
Il Kuwait, che ha un disperato bisogno di mano d’opera, ha annunciato “l’importazione” di lavoratori dall’Etiopia.