L’attacco di Israele all’Iran? É già iniziato.

di Enrico Oliari –

Quella che erroneamente le agenzie iraniane avevano in un primo momento identificato con l’esplosione di un deposito di gas, si sta di ora in ora rivelando come un vero e proprio attacco portato avanti da Israele nei confronti del nemico giurato di sempre, l’Iran.
Mentre la situazione mediorientale si presenta estremamente delicata in tutta la sua complessità, con sanguinose manifestazioni di oppositori o di sostenitori dei diversi governi e mentre la Lega Araba è all’opera per moderare la difficile situazione siriana, Tel Aviv continua a minacciare l’Iran di un attacco volto a prevenire la costruzione dell’arma atomica.
Senza molta difficoltà il governo di Netanyahu è riuscito a portare dalla sua già parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nonostante i diversi paesi tergiversino per via dello scarso consenso interno dovuto alla crisi internazionale e prendano tempo proponendo poco credibili inasprimenti delle sanzioni.
Per il momento a puntare i piedi sull’attacco dell’ONU è stata la Russia, la quale non ha mai fatto mistero dei suoi rapporti di affari con il governo di Ahmadinejad, ma è di oggi la notizia che dietro all’attacco alla base dei missili Shabab di sabato scroso, costato la vita a 17 persone fra le quali il generale di divisione Hassan Moghadam, vi sia niente meno che il Mossad.
Moghadam era il fondatore dell’unità di artiglieria dei Guardiani della Rivoluzione, l’esercito d’elite della Repubblica islamica.
A riprova del fatto che dietro all’attacco ci sia lo zampino di Israele, sono immediatamente girate sulle agenzie internazionali le felicitazioni per l’esplosione del ministro della Difesa, Ehud Barak, il quale si è anche augurato che possano ripetersi in futuro fatti come quello di sabato.
In materia di nucleare l’Iran è sottoposto a embargo per l’acquisto di materiali con la Risoluzione ONU 1737 del 27 dicembre 2006, inasprita anche dalla 1747 del 2007 e dalla 1803 del 2008, ma in realtà il paese degli ayatollah non possiederebbe un apparato difensivo moderno, essendo costretto dalla penuria di pezzi di ricambio ad adattare ai mezzi aerei e navali munizioni e missili di svariata provenienza.
Ad esempio, come spiega l’esperto in questioni iraniane Ehsan Soltani, all’aereo Phantom americano sono stati applicati missili cinesi e russi, alla fregate francese Combatant i missili cinesi C 802, mentre si è provveduti con il metodo della reingegnerizzazione alla fabbricazione degli aerei autoprodotti Hesa Azarakhsh, del carro armato Zulfiqar, della fregata Paykan o ancora dell’elicottero Shabaviz.
Soltani ha spiegato inoltre l’unico obiettivo raggiunto dall’Iran sarebbe stata la produzione in un certo quantitativo dei missili balistici Shahab, i quali hanno una gittata da 1300 km a quasi 2000 nella variante MRBM. Si tratterebbe tuttavia di missili di ‘tipo 2″, non ‘intelligenti’ ed intercettabili dai radar.
Non si può escludere che Israele cercasse con l’attacco di sabato scorso ‘casus belli’, ma per ora sembra che siano le trattative diplomatiche ad avere la meglio sulla sete di sangue del governo Netanyahu, il quale, costringendo la comunità internazionale ad una terza, nuova, guerra nell’area, potrebbe raggiungere lo scopo di avere ragione una volta per tutte della questione palestinese: è noto infatti che il miglior alleato della Palestina resti l’Iran.