La giornata delle foreste

di C. Alessandro Mauceri

Foreste distruzioneDal 2013, ogni 21 Marzo si celebra la giornata mondiale delle foreste. Un modo per ricordare a tutti l’importanza del patrimonio arboreo del pianeta, qualcosa di cui, purtroppo, pochi si rendono conto.
Per comprendere l’importanza che hanno le foreste sulla vita di tutto il pianeta basti pensare che ricoprono un terzo delle terre emerse. Ma non solo. Gli ecosistemi che si sviluppano nelle foreste ospitano circa l’80 per cento delle specie animali e degli insetti che popolano la Terra. Secondo Greenpeace, senza le foreste non ci sarebbe vita sul pianeta: sono le foreste, infatti, che assorbono circa 300 miliardi di tonnellate di carbonio (decine di volte le emissioni di gas serra che emettiamo) ogni anno. E ancora. Le foreste aiutano a ricostituire le falde freatiche cruciali per l’acqua potabile e per l’agricoltura. Ed evitano erosioni, valanghe e frane. Il 75 per cento dell’acqua potabile viene dalle foreste che fungono anche da filtri naturali per l’acqua. Circa un terzo delle città più grandi al mondo si dissetano proprio grazie alle foreste delle aree protette. “Le foreste svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro la povertà rurale, garantendo la sicurezza alimentare e fornendo mezzi di sostentamento”, ha detto José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO; “Forniscono servizi ambientali vitali, garantendo aria e acqua pulite, la conservazione della biodiversità e la lotta contro il cambiamento climatico”.
Tanti buoni motivi per prendersi cura delle foreste.
Invece, stando ai dati diffusi recentemente dalla FAO, ogni anno la l’area forestale mondiale diminuisce: dal 1990 al 2010, sono stati distrutti 15,5 milioni di ettari di foreste all’anno. E a poco sono serviti il rimboschimento e l’espansione naturale delle foreste (10,2 milioni di ettari in più). Il bilancio complessivo è negativo: 5,3 milioni di ettari di foreste ogni anno vanno perduti. Per sempre. Dal 1990 a oggi sono stati distrutti circa 129 milioni di ettari di foresta: un’area simile, per dimensioni, all’intero Sudafrica. Ogni anno vengono distrutte foreste per una superficie pari a quasi quattro volte l’Italia.
Quali sono le cause della deforestazione del pianeta è noto da tempo: catastrofi naturali generate dai cambiamenti climatici del pianeta, l’intervento dell’uomo e gli incendi. Ad esempio, l’anno scorso in meno di un mese gli incendi che hanno colpito le foreste indonesiane hanno distrutto decine di migliaia di ettari di foresta pluviale. Ma non basta, secondo le stime di Quartz, le fiamme ininterrotte di questo incendio hanno prodotto circa un miliardo e mezzo di tonnellate di anidride carbonica, più di quanta ne producano Germania o Giappone in un intero anno.
Le conseguenze della perdita delle foreste sono rilevantissime.
La deforestazione è responsabile del 12-20 per cento delle emissioni di gas serra. Ciò comporta un innalzamento delle temperature medie ed è una delle cause del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. “Non riusciremo a ridurre l’impatto del cambiamento climatico e a promuovere lo sviluppo sostenibile se non salvaguardiamo le nostre foreste e utilizziamo in modo sostenibile le molte risorse che ci offrono”, ha detto da Silva.
“La direzione del cambiamento è positiva, ma dobbiamo fare di più”. Se è vero, infatti, che il tasso annuo netto di perdita di area forestale è rallentato, passando dallo 0,18% dei primi anni ’90, allo 0,08% nel periodo 2010-2015, è pur vero che non si è arrestato né, tanto meno, invertito. Ciò significa che le conseguenze dell’impoverimento del patrimonio forestale aumenteranno. “La gestione delle foreste è notevolmente migliorata negli ultimi 25 anni”, ha affermato Kenneth MacDicken, del team della FAO che ha prodotto il Global Forest Resources Assessment.
Gli effetti della deforestazione sono resi più gravi dal fatto che, nel mondo, le foreste sono distribuite in modo non uniforme: circa la metà si trova nelle zone tropicali (45 per cento), un terzo nelle zone boreali (31 per cento) e aree di minore entità nelle zone temperate (16 per cento) e subtropicali (8 per cento). Ebbene, ad essere distrutte sono state principalmente le foreste tropicali in Sud-America (la più grande perdita in termini assoluti), in Africa e in Asia. Ebbene, secondo i dati rilevati dai ricercatori, dal 1990 a oggi la maggior parte delle foreste perdute era ai tropici. Al contrario, le foreste presenti nei paesi temperati sono aumentate. Questa differenza nel processo di deforestazione ha conseguenze differenti sull’ecosistema: la maggior parte delle foreste naturali, le meno toccate dal genere umano, contribuiscono a conservare i genotipi e a mantenere la composizione di specie arboree naturali fornendo habitat vitali a specie animali in pericolo. Ad aumentare è stata l’area di foresta piantata, spesso utilizzata per la produzione di legno e derivati (aspetto non secondario visto l’aumento del consumo di legna globale e l’utilizzo del legno come combustibile).
In Europa, il record delle superfici coperte da foreste spetta alla Svezia (con 28 milioni di ettari). È nel paese scandinavo che, insieme con quelli che crescono in Finlandia (22 milioni ettari), Spagna (18 milioni ettari), Francia (17 milioni di ettari), Norvegia e Turchia (entrambe 12 milioni di ettari), vive il 70 per cento delle foreste del Vecchio Continente. Una quantità rilevante ma che non deve far abbassare la guardia: secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) le “attività economiche come la produzione di legname, espansione delle città o il maggiore uso delle foreste per attività ricreative, rendono le foreste più vulnerabili al degrado”.
Un motivo in più per non dormire sugli allori. E per non pensare alle foreste solo un giorno ogni anno.