La guerra che tutti vorrebbero

di Alessandro Bertoldi *

È da mesi che sentiamo parlare dell’imminente invasione russa dell’Ucraina e mentre Kiev e Mosca si affrettano a sostenere che non vi sia questo pericolo, Washington ci tiene ad evidenziare quotidianamente che la minaccia è sempre più reale. Gli Stati Uniti ritengono che i movimenti su territorio russo, ai confini ucraini, delle truppe russe siano sintomatici della volontà di Mosca di occupare l’Ucraina con un’operazione blitz che in pochi giorni potrebbe portarla a controllare il Paese, sempre più vicino all’alleanza atlantica. I russi sostengono invece che gli spostamenti dei contingenti siano motivati e giustificati dalle minacce di attacchi, attentati e sabotaggi che i nazionalisti ucraini e alcuni settori di estrema destra dell’esercito hanno progettato da tempo contro la Russia, in particolare nella contesa Crimea.
È difficile sapere e stabilire chi abbia ragione, probabilmente entrambi, ma pare evidente che nessuno abbia intenzione di promuovere una de-escalation delle tensioni, ad eccezione forse del governo di Kiev che teme disordini interni e di perdere il controllo del Paese, già martoriato e diviso su molti fronti interni. Il Presidente Zelensky, più moderato del predecessore, infatti tenta da mesi di mantenersi più equidistante possibile da Russia e Stati Uniti, condannando i vicini per le loro manovre militari, ma anche redarguendo gli alleati americani per il loro quotidiano allarmismo, che genera panico nel Paese e destabilizza il suo già debole potere. Purtroppo il suo peso specifico in questa partita geopolitica, seppur interessi direttamente il suo Paese, è molto poco. L’Ucraina da 10 anni ormai ed in particolare dopo i fatti di piazza Majdan, con la destituzione del presidente filorusso Janukovyč, da ponte tra oriente e occidente, è diventata il cuscinetto naturale sul piano militare, strategico e geopolitico tra la Federazione Russa e la Nato. Quel territorio è un po’ di tutti e di nessuno e cerca la sua indipendenza mentre i poteri confinanti cercano di accaparrarselo sfruttando le divisioni interne, lo strapotere delle mafie e la corruzione. Non sarà facile per l’Ucraina uscire indenne da questa situazione, specialmente perché il conflitto che la interessa lo vogliono tutti gli attori geopolitici, poiché serve proprio a loro. Il presidente russo Putin dopo l’annessione della Crimea nel 2014, accolta con entusiasmo in patria, vuole risolvere alcuni temi di politica interna ed estera che lo rafforzerebbero: l’affermazione reale della forza militare russa, quindi delle sua forza politica interna ed esterna, la capacità di difesa della minoranza russa in Ucraina, sempre più bersagliata, e infine fermare l’avanzata dell’Alleanza atlantica verso est, con il pericolo che alcuni ex Paesi sovietici o della sfera d’influenza aderiscano al Patto Atlantico. A Minsk, e anche prima, vi fu l’impegno da parte di tutti gli attori affinché l’Ucraina rimanesse indipendente e non fosse più terra di conquista per le parti.
L’avvicinamento di Kiev all’Ue e alla Nato è proseguito irritando ulteriormente Mosca. Il presidente Russo sa però che se supererà di troppo il limite rischierà l’isolamento totale, specie sul piano economico, proprio per questo se mai vi sarà l’invasione dell’Ucraina interesserà probabilmente solo la parte del Paese ad est del fiume Nipro, quella abitata a maggioranza da cittadini russofoni, infatti questo gli consentirebbe di giustificare l’atto in quanto mosso dalla necessità di proteggere la minoranza russa e di controllare il territorio facilmente. Dall’altro lato gli americani ed in particolare l’Amministrazione in carica (in continuità con quella Obama), attraverso un’Unione europea inconsistente ed irrilevante utilizzata come prolungamento proprio, hanno investito molto sull’avvicinamento dell’Ucraina alla Nato, essendo quel territorio strategico per espandersi ad est, non intendono mollare. Gli USA vogliono dimostrare sopratutto di avere ancora un peso strategico nel nostro continente, ma non rischierebbero mai un vero conflitto con la Russia, altrimenti avrebbero offerto un aiuto più serio e concreto all’Ucraina. Inoltre l’amministrazione Biden ha un grave problema di consenso interno e di certo una guerra (non combattuta) in cui avere un ruolo cruciale, potendo additare un nemico, significherebbe rafforzarsi internamente.
Infine l’establishment Usa, esercito e intelligence in particolare, cercano da tempo un alibi che consenta loro di poter operare altre manovre nel mondo senza grosse accuse, in particolare in sudamerica, andando a colpire gli ultimi alleati della Russia nel continente. Anche queste manovre sono necessarie per recuperare consensi interni ed in particolare il voto dei latini, sempre più legati ai repubblicani. Non si può dimenticare la non irrilevante fortuna economica che questo conflitto porterebbe agli States, è infatti dal 2016 che attraverso un accordo con l’Ue, gli USA hanno promesso di garantire la nostra indipendenza energetica dalla Russia. In caso di interruzione dei rapporti commerciali o comunque della mancanza delle forniture di gas russo, gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire fornendo all’Europa tutto il gas liquefatto che sono in grado di produrre, i costi ovviamente non sarebbero gli stessi di oggi. È evidente che da ambo i lati gli interessi in gioco non siano trascurabili e un conflitto armato non sarebbe di certo dannoso per le due superpotenze, ma lo sarebbe per l’Ucraina e per l’Europa.
In tutto ciò sicuramente non si può non citare la Cina, più giovane attore geopolitico, sempre più forte sul piano economico, la quale mantiene la sua equidistanza e resta seduta a guardare, ma sopratutto non vede l’ora che un conflitto come questo si compia e la legittimi a regolare alcuni conti aperti, in particolare risolvendo la questione Taiwan con la definitiva annessione. Inoltre, sul piano economico la Cina potrebbe approfittarne ancora una volta, colmando i vuoti di mercato lasciati dal conflitto. Ora non voglio sostenere che ci sarà sicuramente un conflitto armato in Ucraina nei prossimi giorni, perché seppur sembri già scritto, qualora la Russia volesse evitarlo per varie ragioni sarebbe ancora possibile e se avrà dei vantaggi senza sparare un colpo si accontenterà, ma voglio soltanto sottolineare che questa è proprio la guerra che tutti vogliono, che conviene (quasi) a tutti, sopratutto a chi la può determinare e a chi sta pronosticando ormai da mesi.

* Già Osservatore indipendente in Crimea e Donbass.

Articolo in mediapartnership con Il Giornale Diplomatico.