La morte di Merah e i retroscena imbarazzanti per la campagna elettorale

di Saber Yakoubi –

La Francia è il paese europeo con più presenza di islamici: sono 6 milioni coloro che professano questa fede, destinati a diventare sempre di più nei prossimi anni, specie se si guarda ai 70 mila di francesi che abbracciano la religione di Maometto.
Questo alto numero di credenti non è dovuto al caso, poichè la Francia aveva in passato scelto di ‘adottare’ tutti coloro che la sostenevano nei paesi colonizzati combattendo al suo fianco, specialmente contro la Germania nazista. La maggior di loro erano magrebini, poi chiamati ‘Pied Noir’ (I piedi neri).
Alcuni giorni fa il presidente Sarkozy ha visitato la grande moschea di Parigi, in cerca di stabilizzare le relazione con questa parte della società francese, poiché durante il suo mandato la Francia si è resa protagonista di diverse iniziative che hanno fatto discutere: non solo il velo ed il burka vietato per le donne, ma la questione del crocefisso e della stella di Davide in un paese che pur di tenere viva la sua laicità, butterebbe nel cestino tutti i simboli religiosi, ma che in campagna elettorale vede i vari esponenti corteggiare le stesse religioni.
Mohamed Merah, un giovane francese, un ‘Piedi Neri’, era nato ed aveva vissuto in Francia; un’infanzia nei quartieri degradati di Tolosa, un’adolescenza fatta di delinquenza contrassegnata da oltre 20 reati di diversi generi. Meccanico e amatore delle due ruote, è diventato ad un tratto terrorista in grado di uccidere a sangue freddo.
Dopo la sua uccisione, il ministro degli Interni, Claude Gueant, ha dichiarato che Mohamed Merah, prima di compiere il massacro in Francia, era stato in Afghanistan e in Pakistan, dove ha potuto conoscere combattenti talebani e militanti di Al Qaeda, e che era tornato dopo essere stato addestrato a Waziristan. Il giorno dopo invece il quotidiano francese Le Monde ha scritto che tra gli oggetti sequestrati in casa del Merah vi era un passaporto con un nome falso che aveva usato per entrare in Israele. Sono seguite quindi diverse polemiche per il fatto che i francesi non avrebbero avuto informazioni attendibili dalle autorità.
Le raccomandazione del ministro e del presidente Sarkozy erano di prenderlo vivo, motivo per cui erano state mobilitate 300 ‘Teste di cuoio’. Tuttavia Merah ha fatto una fine per certi versi degna di film hollywoodiano, buttandosi dal quinto piano, sparando, dopo 2 giorni d’assedio alla sua abitazione, con tanto di mediazioni andate a monte.
Ci si chiede tuttavia se davvero 300 soldati tra i migliori di Francia, non erano in grado di immobilizzarlo?  Le bombe assordanti, i lacrimogeni e i sedativi non erano a disposizione delle ‘Teste di cuoio’? Come mai una delle squadre operative più quotate al mondo, non ha potuto fare nulla per ben due giorni, mentre era sotto i riflettori della stampa internazionale? Sono queste le domande che oggi si pone l’opinione pubblica francese.
Luc du Chatel, ministro dell’Istruzione, ha poi sospeso venerdì 23 marzo scorso un insegnante perché aveva chiesto ai suoi alunni un minuto di silenzio per la morte di Merah, poiché lo riteneva una vittima della campagna elettorale di Sarkosy: da più parte dell’opposizione si è sollevata la richiesta di maggiori chiarimenti in proposito. Ma più di fatti, come questo, di contorno, pesa nell’opinione pubblica francese, oltre che il dramma ed il dolore per le vittime, il sospetto che non si sia voluto prendere vivo Merah, per non porre sotto l’occhio dei riflettori della campagna elettorale eventuali retroscena imbarazzanti.