“La povertà estrema è in calo”. Macché, hanno abbassato l’estrema povertà a un dollaro

di C. Alessandro Mauceri

Povertà grandeNei giorni scorsi la Banca Mondiale ha dichiarato che “La povertà estrema è in calo” e che “nel mondo si vive meglio e la povertà assoluta (detta anche “estrema”, n.d.r.) è scesa per la prima volta al di sotto del dieci per cento della popolazione globale”.
Dichiarazioni che hanno lasciato molti a bocca aperta. Come è possibile che la povertà assoluta sia diminuita? Che fine hanno fatto le crisi economiche che hanno distrutto il pianeta negli ultimi anni?
“La crescita economica riduce la povertà”, ha risposto il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim. La progressiva riduzione della povertà sarebbe stata dovuta agli alti tassi di crescita nei paesi in via di sviluppo, che hanno permesso un più forte investimento in educazione, sanità e spesa sociale in genere. “Una notizia che dovrebbe dare nuovo slancio a strategie più efficaci per porre fine alla povertà estrema. Una sfida estremamente difficile, soprattutto in un periodo di rallentamento della crescita globale, di instabilità finanziaria, mercati volatili, conflitti, alti tassi di disoccupazione giovanile, e cambiamento climatico. Ma siamo sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo di mettere fine all’estrema povertà entro il 2030”, ha proseguito.
Il problema è che questo dato cozza e non poco con altri dati sull’economia globale che dicono esattamente l’opposto. Il Fondo monetario internazionale, nell’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, ha parlato di una crescita globale in calo. “Nuovi fattori a sostegno della crescita – ha detto Olivier Blanchard, capo economista dell’organizzazione di Washington – come il calo dei prezzi del petrolio, ma anche il deprezzamento dell’euro e dello yen, sono più che compensati dal persistere di forze negative, compresa l’eredità della crisi e la crescita potenziale più bassa in diversi Paesi”.
Il problema è che – ma questo gli esperti della Banca Mondiale non lo hanno fatto notare – fino ad oggi la soglia di povertà estrema era 1,9 dollari al giorno. Ciò significa che per essere considerati in povertà assoluta, bisognava avere un reddito giornaliero inferiore o uguale a questa somma. Recentemente, però, qualcuno ha deciso, senza alcun valido motivo e senza alcuna motivazione economica o finanziaria, di cambiare la soglia di povertà estrema a 1,20 dollari al giorno. Ciò significa che chi aveva un reddito giornaliero di 1,50 dollari e fino a poco tempo fa era considerato in povertà assoluta, ora non lo è più. È sempre “povero”, ma non in condizioni estreme.
Questa modifica della soglia di povertà estrema, però, ha avuto conseguenze notevoli nella presentazione dei dati globali. Se nel 2012 le persone in povertà estrema erano 902 milioni (pari al il 12,8 per cento della popolazione), nel 2015, grazie a questa modifica, i poveri assoluti sono improvvisamente diminuiti: oggi sono “solo” 702 milioni, meno del dieci per cento (9,6) della popolazione mondiale.
Come ha detto l’economista Riccardo Moro nei giorni scorsi, “A voler essere un po’ cattivi potremmo dire che questa riduzione è falsa, perché viene dal fatto che abbiamo cambiato da qualche tempo i dati per calcolare la forma con cui si calcola la povertà estrema”. Ma non basta: “Se guardiamo a quanto queste persone riescono a comperare, forse con l’inflazione che c’è stata in questi anni, non siamo così sicuri che quel dollaro e 90 serva a compare le stesse cose che si compravano prima con un dollaro”.
Che la povertà assoluta non sia diminuita tra l’altro lo confermerebbero anche altri dati macroeconomici. A cominciare dall’indice di Gini, dove il numero compreso tra 0 e 1 che indica la concentrazione della ricchezza: maggiore è l’indice più sono le disuguaglianze tra i vari ceti sociali, cioè i ricchi sono più “ricchi” e i poveri sono sempre di più e più “poveri”. Ebbene, in Europa negli ultimi anni questo indice è cresciuto esponenzialmente. Segno che la povertà non diminuisce. Anzi sta aumentando. La stessa cosa negli Usa (dati Wolfram Alfa). Ancora peggiore poi è la situazione a livello globale: l’indice di Gini medio è 0,38, in crescita.
E non basta. Se, fino a qualche anno fa la popolazione globale in povertà estrema era concentrata in Africa (in termini percentuali) e in India (come numero di persone), ora si sta espandendo anche ad altre parti del mondo. Come al “subcontinente latinoamericano, in cui abbiamo Paesi che globalmente hanno mostrato dei “trend” di crescita molto alti negli ultimi anni, ma all’interno dei quali – pensiamo la Brasile, ma sicuramente anche al Perù, alla Bolivia, alla Colombia e all’Ecuador – hanno delle forti concentrazioni di poveri, sacche di povertà interna particolarmente consistente”, ha fatto notare Moro.
I dati diffusi dalla Banca mondiale nei giorni scorsi dimostrano solo un tentativo di presentare la situazione attuale in modo più roseo o almeno meno tragico. Forse anche nel tentativo di dimostrare che la situazione sta migliorando e che si è riusciti a raggiungere gli obiettivi promessi. Obiettivi come quelli del Millennium Development Goals (MDGs), presentato dalle Nazioni Unite nel 2000: un programma di iniziative a livello globale finalizzate al raggiungimento di alcuni “risultati”. Uno di questi (il primo) era “dimezzare entro il 2015 la percentuale di popolazione globale il cui reddito era inferiore a un dollaro al giorno” (vedi).
Oggi, nel 2015, data di scadenza degli “obiettivi”, la povertà assoluta nel mondo non è affatto diminuita (figurarsi se è dimezzata!). Forse è per questo che gli esperti delle organizzazioni internazionali hanno pensato di cambiare la soglia di povertà.
Per questo appaiono poco condivisibili le affermazioni rilasciate dal presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, per il quale “È la migliore notizia del giorno, queste proiezioni dimostrano che siamo la prima generazione nella storia ad avere la possibilità di mettere fine alla povertà estrema”.
Saranno queste le parole che finiranno su molti giornali. E sui libri di storia si scriverà che nel 2015 “la povertà è diminuita sotto la soglia del dieci per cento”, nonostante i poveri abbiano continuato ad essere sempre più poveri.