di Dario Rivolta * –
Se siete italiani e state leggendo queste righe siete certamente una persona con una capacità critica limitata e, quindi, ignare vittime della propaganda del Cremlino. E’ quanto pensano di voi quei parlamentari europei che hanno approvato la Risoluzione sulla “Comunicazione strategica europea” che sostiene, tra l’altro, che “…esistono dei pubblici e degli spazi propizi alla disinformazione a causa di una limitata presa di coscienza all’interno di alcuni Stati membri (dell’Ue – ndr)…”.
A ben guardare, ciò che è accaduto a Strasburgo con il voto del 23 novembre scorso rasenta l’incredibile. Ben 304 deputati (179 i contrari e 208 gli astenuti) hanno approvato una Risoluzione voluta e presentata dai polacchi che, senza mezzi termini, sostiene che gli inviti alla guerra santa e al terrorismo promossi dall’ISIS e le notizie fornite dai vari media russi sono la stessa cosa.
Non è nemmeno necessario ricorrere al semplice buon senso per rendersi conto di quanto sia assurdo quest’accostamento, eppure sembra che qualche centinaio di esimi deputati non se ne sia accorto.
Chi invece se n’è accorta bene è stata la relatrice polacca Anna Fotyga che si è portata a casa un successo che, all’inizio, nemmeno sperava: sia in Commissione esteri, sia in Assemblea, ha ottenuto che il Parlamento europeo tutto facesse propria la russo-fobica politica di Varsavia e che qualunque informazione contraria alle deliranti visioni, sue e dei nostalgici della Guerra fredda, fosse considerata da censurarsi.
Non ha più importanza dove starà la verità dei fatti: chi oserà affermare che l’Europa e la Russia hanno reciproco interesse a collaborare, chi ricorderà che i disordini in Ucraina furono fomentati e organizzati dai servizi segreti americani (e polacchi e di altri), chi vorrà ricordare che le sconfitte dell’ISIS in Siria cominciarono solo dopo l’intervento dei caccia russi, chi sosterrà che è ora di finirla con le sanzioni che uccidono soltanto le nostre imprese, ebbene, costui è certamente prezzolato da Putin e, di conseguenza, un traditore del proprio Paese e dell’Europa tutta.
E’ ovvio a questo punto, e lo dice la Risoluzione, che la stessa Commissione debba “…presentare certe iniziative legislative utili a contrastare in modo più efficace e più responsabile la disinformazione e la propaganda…”. In altre parole, si reintroduca con nuove leggi la censura contro i pensieri “non allineati” e si indichino a dito gli organi d’informazione non graditi. Per evitare equivoci si fanno anche i nomi dei think tank e delle testate russe da mettere all’indice: Russkyi Mir, Rossotroudnichestvo, la televisione multilingue Russia Today e l’agenzia d’informazione Sputnik.
Naturalmente, come viene specificato, quelli indicati sono solo degli esempi e altri se ne potranno aggiungere. L’obiettivo della deputata polacca però non si ferma agli organi d’informazione. Anche i partiti politici non ortodossi sono oggetto della sua reprimenda e, pur senza nominarli, alcuni sono identificati come estremisti, anti-europeisti e, ovviamente, al soldo di Mosca.
Non si fa, per ora, cenno a qualche uomo politico in particolare ma resta inteso che anche membri di partiti “moderati”, se non sono anti-russi, devono essere considerati alla stessa stregua, cioè “venduti”. Sarà pure il caso di Fillon, ex Primo Ministro francese e trionfatore del primo turno delle primarie del suo partito che nel recente passato aveva sostenuto essere stato l’occidente a trasformare la Russia in un “nemico virtuale” e non viceversa?
Il documento approvato fa di tutto per presentarsi come rispettoso dei valori democratici europei e, a più riprese, rileva come la democrazia, la libertà di espressione, il controllo delle fonti di finanziamento dei giornali, la molteplicità delle voci d’informazione indipendenti debbano essere le linee guida. Per esserne certi, è bene che i media pubblici dei vari Stati “…mostrino l’esempio di quella che è l’informazione imparziale e oggettiva…”. Chi potrà garantire che dicano veramente ciò che è “giusto” che si dica? Anche a questo c’e’ la soluzione: esistono organi preposti che dovranno essere sostenuti con più fondi pubblici.
Sono il Centro Baltico d’Eccellenza dei Media di Riga e il Centro d’Eccellenza in materia di comunicazione strategica della Nato (di certo organi “imparziali” e “oggettivi”). Probabilmente, però, queste organizzazioni non basteranno e allora si “…domanda alla Commissione (dovrà trasformarsi in una nuova “Inquisizione”?- ndr) e agli Stati membri di mettere in opera progetti similari, di prendere parte alla formazione dei giornalisti, di sostenere piattaforme mediatiche “indipendenti”…” Cioè, seppur non si tratti di “…rispondere alla propaganda con altra propaganda…” è bene finanziare media, già esistenti o da crearsi, ONG e think tank che possano, finalmente, divulgare la “verità”. Soltanto un deputato spagnolo, Javier Couso Pemuy, ha notato la contraddizione e ha presentato in Commissione un documento di minoranza con cui criticava la Risoluzione e, tra l’altro, ricordava come si “… raccomanda paradossalmente che i “media indipendenti” (debbano essere) sostenuti dall’Unione…”.
Il documento specifica anche che la propaganda è un mezzo di guerra ibrida ma, oggettivamente, era inutile ricordarcelo perché la cosa ci è ben evidente. Non esistono forse ancora, e continuano le loro trasmissioni nonostante la guerra fredda sia ufficialmente finita, Radio Europa Libera e Voice of America? Chi scrive, illuso che la pluralità di voci aiuti a districarsi nella ridda di notizie, attinge anche a loro con continuità. Dovrà forse chiedersi da chi siano finanziate e a quale scopo?
La stranezza non notata dai votanti è che sia stata proprio una deputata del partito polacco più reazionario a far passare a Bruxelles la stessa logica censoria e repressiva che il suo Governo applica ogni giorno di più, colpendo ogni forma di opposizione ed emarginando le fonti d’informazione non gradite.
Se qualcuno pensa che più in basso di così non si potrà arrivare si sbaglia. A dicembre, lo stesso Parlamento voterà su di un’altra Risoluzione non molto diversa nei contenuti finali. Si tratterà, ancora di un altro documento anti-russo il cui relatore sarà questa volta il Popolare tedesco Elmar Brok, parlamentare di lungo corso e attuale Presidente della Commissione Affari Esteri. Nella sua Risoluzione si parla dell’Europa circondata da un’area d’instabilità che va “dalla Russia, aggressiva nelle guerre per procura, al Medio Oriente all’Africa del Nord…” . (Ci sembrava di ricordare che fosse stato l’Occidente a dare inizio a quelle instabilità, ma certamente la memoria ci inganna e il falso ricordo è dovuto solo al lavaggio del nostro cervello, contaminato dai virus della propaganda russa). In questo nuovo documento, forse per il timore che il nuovo presidente americano voglia cambiare registro con Mosca, si mettono le mani avanti e si afferma che l’Europa deve continuare le pressioni diplomatiche, politiche ed economiche sul Governo russo “…al fine di mettere termine alle sue (sic!) aggressioni… mantenere la possibilità d’imporre nuove sanzioni…”.
Non importano le conseguenze e nemmeno le responsabilità del suo stesso partito (la CDU) nel caos creato in Ucraina. Ciò che conta è convincere tutti che la verità è una sola: i russi sono comunque i cattivi e vanno censurati e puniti.
*Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.