Libia. Salamé, ‘il comitato di follow-up Berlino si riunirà a metà febbraio. Ultimi sviluppi’

di Vanessa Tomassini

L’alto rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamè, ha dichiarato oggi che “Il comitato internazionale di recente costituzione per dare seguito ai risultati della conferenza di Berlino sulla Libia si incontrerà per la prima volta a metà febbraio nella capitale tedesca”.
Salamè ha sottolineato l’importanza che le parti in conflitto in Libia accettino un comitato militare congiunto per negoziare la tregua, esprimendo la sua obiezione alla proposta europea di inviare forze internazionali per mantenere la pace in Libia. Riguardo al gruppo 5+5 per il monitoraggio del cessate il fuoco, il premier libico Fayez al-Serraj ha spiegato ieri che il gruppo sarà composto da 10 militari, 5 delle forze affiliate al suo Governo e 5 dalla parte dell’esercito di Khalifa Haftar. al-Serraj ha sottolineato in un dialogo con la BBC che il Comitato militare ha un compito difficile, che richide un grande sforzo, ma che c’è un consenso internazionale per il suo successo. Riguardo alla presenza di ribelli siriani e terroristi, il premier ha dichiarato che i suoi uomini sono pronti a collaborare con chiunque pur di respingere l’aggressione dell’esercito.
La dichiarazione di Salamè segue quella ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, il quale ha annunciato ieri che la commissione di follow up si sarebbe dovuta riunire all’inizio del mese prossimo, durante una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea per discutere i risultati della conferenza di Berlino, nonchè dell’ipotesi di riavviare l’operazione Sofia nel Mediterraneo al fine di monitorare il rispetto dell’embargo sulle armi verso la Libia.
A 48 ore dalla conclusione del summit di Berlino, a sud di Tripoli continuano i combattimenti. Le milizie affiliate al Governo di al-Serraj e l’esercito nazionale (LNA) di Khalifa Haftar si sono scambiati bombardamenti e raffiche di mortaglio nel sobborgo di Salaheddin, mentre violenti sconti sono stati riportati questa mattina a sud della prigione di Abu Selim, a nord del progetto Habada, in seguito ad un tentativo dell’LNA di avanzare nell’area. L’aviazione orientale ha anche condotto nelle ultime 24 ore alcuni raid nei pressi di Abu Qurain, a sud di Misurata.
Restano chiusi i principali impianti petroliferi dopo l’annuncio della National Oil Corporation dello stato di forza maggiore negli impianti di el-Sharara ed el-Feel. A tal proposito l’ambasciata americana in Libia ha espresso profonda preoccupazione per le operazioni di arresto della produzione, e ha avvertito che ciò “potrebbe minacciare di esacerbare l’emergenza umanitaria in Libia e causare ulteriori sofferenze inutili al popolo libico”. Le tribù hanno sottolineato che la chiusura degli impianti è il risultato di un’iniziativa popolare indipendente dalle parti in conflitto.
Con una nota la Farnesina ha comunicato che “L’Italia esprime forte preoccupazione per le azioni che hanno portato alla sospensione delle attività estrattive e dei terminal petroliferi in Libia. Si tratta di uno sviluppo che sta già avendo serie conseguenze per l’economia e il popolo libici. Nel momento in cui proseguono gli sforzi internazionali per individuare una soluzione politica alla crisi, l’Italia richiama la necessità di mantenere l’integrità e la neutralità della NOC, unica compagnia legittimata a operare nel Paese”.