Colombia. La resistenza indigena contro il narcotraffico

di Alberto Galvi

La Colombia dopo gli accordi di pace del 2016 con le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo) ha subito un’ondata di violenza principalmente a causa della lotta tra gruppi rivali per impadronirsi dei traffici illegali come quello di droga, l’estorsione o l’estrazione illegale di minerali.
I dissidenti delle FARC-EP non sono più quell’organizzazione strutturata che faceva la guerra al governo colombiano. Attualmente questi piccoli gruppi criminali non hanno più solo un obiettivo ideologico ma hanno il solo scopo di portare a casa il profitto a qualunque costo anche sopprimendo le culture indigene che le contrastano.
Gli indigeni vivono il loro territorio rispettandolo e non vanno a caccia del profitto, ma vanno alla ricerca di quell’armonia con la natura e con l’ambiente che da secoli la loro cultura tramanda. Gli attacchi a Cauca hanno lo scopo di boicottare l’azione delle guardie, che mira a proteggere il territorio dall’infiltrazione di gruppi armati. La Guardia indigena è una forza di difesa civile disarmata, che usa solo i suoi chontas o manganelli per esercitare funzioni di controllo, ed è composta da anziani, uomini, donne e bambini.
La Guardia indigena ha avuto un tale successo nel resistere al conflitto armato che è proliferata in tutta la Colombia. La sua tattica prevede che quando si verificano scontri, la Guardia indigena si attiva e lo fa con un rapido allarme che viene diffuso alla radio e immediatamente un gruppo di persone viene mobilitato a contrastare il pericolo.
Le guardie non ricevono alcuna remunerazione, è uno sforzo volontario e consapevole a difesa della loro visione del mondo e del multiculturalismo. Non esiste un numero ufficiale di guardie indigene, tuttavia si parla di 60mila membri attivi in tutto il paese, di cui 13mila solo a Cauca. In gran parte delle 102 città in Colombia avrebbe questo tipo di struttura.
La Guardia indigena ha un efficace sistema di comunicazione tra i diversi consigli locali che gli consente di avvisare, in modo tempestivo, le situazioni a rischio di omicidio. La Guardia si è attivata come forza organizzata nel 2001 dopo il brutale massacro paramilitare di Naya che ha lasciato morti o feriti decine e decine di civili.
Secondo i documenti del CRIC (Consejo Regional Indígena del Cauca) sono stati uccisi dal 2016 oltre 750 leader sociali. La popolazione indigena in questa parte del paese è tra le vittime principali dei narcotrafficanti. Solo a Cauca, ci sono stati almeno 7 massacri, 32 tentati di omicidio, 127 omicidi, 264 minacce individuali e 80 minacce collettive.
Per questa ragione un migliaio di guardie ha raggiunto la capitale della Colombia, Bogotà, all’inizio dello scorso dicembre per partecipare allo sciopero nazionale contro il governo del presidente Ivan Duque.
Se per i colombiani lo sciopero nazionale è una protesta contro alcune riforme del governo come il taglio delle pensioni, per gli indigeni anche la protesta di piazza fa parte di quella politica della resistenza a favore della loro identità culturale che li contraddistingue.