Milano sconfitta da un sorteggio: la sede europea del Farmaco andrà ad Amsterdam

di C. Alessandro Mauceri

Cominciano a farsi sentire gli effetti della Brexit: i rappresentanti di 27 paesi europei (tutti quelli dell’Ue tranne il Regno Unito) si sono riuniti per stabilire dove ricollocare le due agenzie europee costrette a traslocare da Londra, l’EMA, l’Agenzia europea del Farmaco, e l’EBA, l’Autorità bancaria europea. Diciannove le candidate ufficiali per l’EMA, e tra queste favorite sono state sin da subito Milano, Bratislava, ma anche Amsterdam, Copenaghen e Stoccolma. Candidate in vantaggio per l’EBA, invece, erano Dublino, Francoforte, Parigi e Lussemburgo. “Credo sia importante l’equilibrio geografico. Ci aspettiamo che almeno una delle due vada ad uno dei Paesi di più recente ingresso”, aveva detto il segretario agli Affari europei ceco Ales Chmelar al suo arrivo al Consiglio Affari generali Ue.
Forse fin troppo (ingiustificatamente) complessa la procedura per la votazione: al primo turno ad ogni paese è stato chiesto di indicare la città candidata favorita (tre voti), e poi la seconda e la terza opzione (rispettivamente due voti e un voto). Ma non basta: ogni stato doveva attribuire tutti e sei i voti, e se non lo avesse fatto, la scheda sarebbe stata considerata nulla, come in caso di astensione. Al termine del primo turno sono quindi stati selezionati i tre paesi candidati che hanno ottenuto i maggiori punteggi: tra loro i paesi elettori hanno dovuto scegliere al secondo turno ma utilizzando questa volta un solo voto per il proprio candidato favorito. Quindi i due paesi con maggiori preferenze si dovevano confrontare una terza volta e in caso di pareggio andare al sorteggio. Un sistema che favorisce non poco gli accordi bipartisan tra i paesi elettori: “La verità è che nessuno ha una visione complessiva delle tante intese bilaterali che si sono strette in queste settimane”, ha detto un diplomatico di Bruxelles al Sole24Ore.
Al primo turno favorita è stata Milano (25 preferenze) seguita da Amsterdam e Copenhagen (entrambe con 20 voti). Alla seconda votazione è stata esclusa Copenhagen, con Milano ancora in testa con 12 punti e Amsterdam a un soffio a 9 punti. Al terzo turno, Amsterdam si aggiudicata la vittoria: sarà in Olanda che verrà trasferita l’Agenzia europea del farmaco. A deciderlo è stato il sorteggio con due buste effettuato a Bruxelles dopo che al ballottaggio finale Milano e Amsterdam avevano ricevuto gli stessi voti, 13.
Attribuirsi la sede dell’EMA è un traguardo ambito dato che l’Agenzia europeo del Farmaco ha il compito di garantire la valutazione scientifica, la supervisione e il controllo della sicurezza dei medicinali per uso umano e veterinario in tutti i paesi dell’Unione Europea. Ma non basta, tra i compiti “statutari” dell’Agenzia c’è anche la promozione della salute dei cittadini e degli animali attraverso la valutazione e il monitoraggio dei medicinali nello Spazio economico europeo (See). È all’EMA che le imprese devono rivolgersi per richiedere l’autorizzazione all’immissione in commercio unica di un farmaco. Nel 2016 è stato dato il via libera a 81 farmaci per la salute umana (di cui 27 nuove sostanze attive) e 11 nuovi farmaci veterinari. “Data l’ampiezza del campo di applicazione della procedura centralizzata – si legge sul sito dell’EMA – la maggior parte dei medicinali veramente innovativi commercializzati in Europa viene autorizzata dall’EMA”. Non è un caso se la fetta maggiore (285,1 milioni) del fatturato, che nel 2016 ha superato i 332 milioni di euro, provengono da contributi versati dalle società farmaceutiche che richiedono le autorizzazioni. 16,5 milioni invece quelli provenienti dal bilancio Ue. Un ruolo basilare che comporta un elevato numero di dipendenti molti dei quali altamente qualificati (897 di cui 624 donne e 273 uomini).
Ma la vera importanza dell’aggiudicazione della sede EMA non deriva né dal numero di dipendenti né dal bilancio: deriva dall’indotto che può generare. Secondo alcune stime, l’Agenzia del farmaco può rappresentare un volano per l’industria farmaceutica di un paese con un ritorno stimato tra 1,7 e 1,8 miliardi. A questo si aggiungono i benefici per la ricerca scientifica. Senza contare l’impatto politico di un simile ente: basti pensare che la produzione complessiva delle case farmaceutiche in Europa è stimata in 250 miliardi di euro (dati Efpia, Federazione europea delle aziende e delle associazioni industriali farmaceutiche), e per di più in crescita.
Poi ci sono i 900 visitatori al giorno della sede istituzionale, gli alberghi, i taxi…
Sull’altro piatto della bilancia, però, sono da valutare i tempi e i costi del trasferimento: poche settimane fa la stessa EMA aveva messo in guardia i paesi dell’Unione circa le conseguenze del trasferimento parlando di un lasso di tempo necessario di almeno due anni per andare di nuovo a regime. Per questo un report interno dell’ EMA parla di “public health crisis” che potrebbero comportare “permanent damage” al sistema europeo e patients “exposed to side-effects including “deaths (and) litigation”.