Moldavia, dove governa la corruzione. E intanto la Nato…

di Dario Rivolta *

Moldavia protesteContinuano a Chisinau, capitale della Moldavia, le proteste di migliaia di cittadini che chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni. Alle manifestazioni, cominciate già nell’estate del 2015, partecipano non solo i sostenitori dei partiti di opposizione filo russi, cosa che rientrerebbe nella prassi, ma anche seguaci del partito Piattaforma Civile per la Dignità e la Verità, chiaramente su posizioni filo europee.
La Moldavia, piccolo Paese di soli tre milioni di abitanti, è il più povero stato dell’Europa geografica. Nonostante il suo prodotto interno lordo arriva a malapena agli otto miliardi di dollari, ma fa anche a gara con i vicini ucraini per la diffusione della corruzione tra la classe politica. Lo scandalo più importante, scoperto alla fine del 2014, riguarda la scomparsa dalle banche pubbliche di un miliardo e trecento milioni di dollari. In altre parole, si tratta di circa il quindici per cento di tutta la ricchezza del Paese e il quaranta per cento del bilancio dello Stato.
Un giornalista televisivo indipendente, Oleg Brega, è diventato molto popolare nel trasmettere via internet una serie di video in cui documenta l’opulento stile di vita dei politici, gli abusi quotidiani dei potenti e, in un recente cortometraggio, un fatto apparentemente inoffensivo, ma che dimostra il perché della scarsa fiducia che i cittadini hanno oramai verso qualunque forma di potere. Con la sua telecamera ha ripreso una lunga fila di persone fuori da una chiesa in attesa di ricevere dell’acqua benedetta da un serbatoio lì dislocato. Seguendone la provenienza attraverso un tubo consunto, ha scoperto che la canna era semplicemente collegata a un rubinetto qualunque.
E’ il degrado economico e sociale che si respira in tutto il Paese che ha spinto molti cittadini a emigrare e altri sulle piazze principali di molte città moldave. Chi è sceso in piazza non ce l’aveva solo contro il Governo ma anche con un locale oligarca, già parlamentare nell’attuale partito di maggioranza relativa, Vlad Plahotniuc, un miliardario dall’oscura fortuna, accusato di controllare i mass media e di manipolare l’elite politica a suo piacimento. Qualcuno sospetta che dietro l’intervento della polizia, che ha causato molti contusi e qualche arresto, ci fosse proprio lui.
La reazione del potere davanti ai manifestanti è stata quella che Braga definisce come segue: “Rispetto ai comunisti di una volta (contro cui Brega si era battuto e ne era stato censurato e arrestato), i nuovi potenti rubano in maniera ancora più rozza di quanto facevano i loro predecessori. Utilizzano contro chi protesta gli stessi metodi, considerandoli solo degli hooligan“.
Recentemente la locale Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima una modifica della Costituzione votata dal Parlamento nel 2000 che attribuiva allo stesso l’elezione del presidente della Repubblica. Dopo questa sentenza, la scelta del capo dello Stato dovrebbe tornare ad avvenire attraverso un’elezione popolare diretta. La cosa non è però garantita, perché entrambi i candidati attualmente più accreditati per la carica sono filo russi e il governo, sostenuto da Europa e Stati Uniti, non gradisce questa possibilità.
Anche se ben il 72 per cento della popolazione è fortemente scontento di ciò che accade nel Paese e l’80 percento si dichiara contrario all’ingresso del Paese nella NATO, la Moldavia è uno degli oggetti di contesa tra l’”Occidente” e la Russia.
La popolazione a questo proposito è divisa in sostanza a metà e i risultati elettorali lo dimostrano. Dal 2009 a questa parte i partiti pro Europa e quelli pro Russia hanno visto il prevalere dei primi con così poca distanza da non riuscire nemmeno, per tre anni, a far sì che il Parlamento riuscisse a eleggere un presidente della Repubblica per mancanza delle maggioranze sufficienti.
In compenso, nonostante lo scarso bilancio statale e una Costituzione che proibisce, sottolineando la totale neutralità del Paese, la presenza di truppe straniere sul proprio territorio, l’esercito continua a svolgere manovre congiunte con truppe Nato. L’ultima, chiamata Dragon Pioneer, si sta tenendo in questi giorni e vede la presenza di 200 militari, guarda caso americani, che dirigono operazioni congiunte con le unità nazionali moldave.
Da parte sua l’Unione Europea, attraverso l’Alto Rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, ha ribadito che l’Europa è pronta a sostenere la Moldavia anche finanziariamente in base al Trattato d Associazione firmato il 27 giugno del 2014. Ha però aggiunto che sarebbe necessario intensificare le riforme politiche ed economiche tra cui: “… la depoliticizzazione della giustizia, la lotta alla corruzione e la necessità di continuare le indagini sugli abusi nel settore bancario…”. Considerata la situazione reale odierna del Paese non si tratta certo di poca cosa e restano forti i dubbi che da parte dell’attuale governo ci siano la capacità e la volontà di farlo.
Poiché, tuttavia, la Moldavia costituisce uno degli anelli della strategia Nato di accerchiamento della Russia, è probabile che prima o poi si chiuderà un occhio. O forse tutti e due.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.