Mongolia. Migliaia di persone protestano contro la corruzione nell’industria del carbone

di Alberto Galvi

In Mongolia migliaia di persone si sono radunate nella capitale Ulaanbaatar, in piazza centrale Sukhbaatar, per protestare contro la presunta corruzione nell’industria del carbone e l’aumento dell’inflazione. La polizia è intervenuta e un paio d’ore dopo la maggior parte dei manifestanti ha lasciato la piazza; alcuni facinorosi hanno tentato di assaltare la sede del governo.
L’inflazione in Mongolia è salita al 15,2 per cento sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina e la chiusura dei confini che ha influenzato il commercio con la vicina Cina. La Mongolia invia l’86 per cento delle sue esportazioni in Cina, con il carbone che rappresenta oltre la metà del totale. Un quarto del Pil del paese proviene dal settore minerario.
Inoltre l’autorità anticorruzione della Mongolia ha annunciato lo scorso mese che più di 30 funzionari, tra cui l’amministratore delegato della società statale di estrazione del carbone Erdenes Tavan Tolgoi, erano stati indagati per appropriazione indebita. L’azienda statale controlla i depositi che contengono 7,5 miliardi di tonnellate di carbone da coke, un ingrediente essenziale nel processo di produzione dell’acciaio e componente chiave delle entrate del bilancio statale della Mongolia.
Il presidente della Mongolia, Khurelsukh Ukhnaa, è stato eletto nel giugno dello scorso anno, mesi dopo essere stato costretto a dimettersi da primo ministro. La Mongolia ha lottato contro l’instabilità politica da quando è diventata una democrazia. Dopo decenni di regime comunista, la sua prima costituzione è stata approvata nel 1992.