Mozambico. Nuove prove di dialogo tra Frelimo e Renamo

di Valentino De Bernardis –

Dhlakama alfonsoUn primo passo verso la definitiva normalizzazione dei rapporti tra i due storici partiti del paese Frelimo e Renamo? Difficile da poter affermare, certamente auspicabile. Questa è la prima chiave di lettura che si può dare al cambio di politica interna intrapreso dal governo di Maputo la scorsa settimana. Durante una manifestazione nella città di Matola nel sud del paese, il presidente della repubblica Felipe Nyusi ha ceduto alla conditio sine qua non richiesta dal leader della Renamo, Afonso Dhlakama, per potersi sedere al tavolo e tornare a discutere la pacificazione nazionale: nello specifico la presenza di attori internazionali ai negoziati.
La volontà di coinvolgere attori internazionali esterni, più volte rilanciata dall’opposizione, testimonia l’altissima sfiducia tra le parti in causa. A marzo 2016 Dhlakama aveva annunciato di aver raggiunto una intesa di massima con Vaticano, Unione Europea e Sud Africa per un loro coinvolgimento diretto nella mediazione. Una iniziativa caduta nel voto dopo il totale diniego del Frelimo, e dal passo indietro fatto anche dai tre attori chiamati in causa qualora il loro intervento non fosse richiesto sia da maggioranza che opposizione.
Per quanto riguarda il Mozambico, pur essendo lontanissimo lo spettro della sanguinosa guerra civile post-coloniale (1976-1992) che ha lasciato sul campo circa un milione di morti, rimane un paese diviso, costretto a vivere da oltre un anno una nuova stagione di instabilità latente sia sotto il piano politico, che della sicurezza, dopo la decisione della Renamo di tornare all’azione armata con una guerriglia a bassa intensità.
Forse proprio il tema della sicurezza ha avuto un peso predominante nella decisione del presidente Nyusi, dopo che l’intensificazione degli attacchi rivolti ai convogli civili e militari diretti verso il nord del paese (roccaforte storia della Renamo) stavano rischiando di dividere anche fisicamente in due il paese. Problema a cui la soluzione di scortare con l’esercito regolare i convogli diretti al nord non ha fatto altro, per certi aspetti, che peggiorare la crisi, dilatando i tempi di trasporto e disincentivando le iniziative commerciali nelle regioni coinvolte. Il gruppo minerario brasiliano Vale S.A. si è trovato di fatti costretto a non usare più la linea ferroviaria Sena che collega le miniere carbonifere di Moatize (al confine del Malawi) con il porto di Breira a causa degli attacchi della Renamo ai convogli di passaggio. Non meglio è andato al trasporto su gomma, esempio principale ne sono i circa 1500 chilometri che dividono Maputo da Nampula, dove i due giorni necessari per percorrerli sono diventati quattro a causa della lentezza della scorta militare, andando ad incrementare i costi di trasporti e la deperibilità delle merci. Latente criticità estesa ai paesi confinanti per cui il Mozambico rappresentava sia il mercato finale che un territorio di passaggio. Il primo a farne le spese è stato in maniera indiretta il governo di Lilongwe, il cui ministro dei trasporti Malison Nadu ha dovuto licenziare una direttiva che esortava i trasportatori del Malawi ad abbandonare il tradizionale percorso nel nord del Mozambico a favore di uno più sicuro verso lo Zimbabwe, nonostante fosse di 300 chilometri più lungo.
Destabilizzare la rete di trasporto locale, per colpire l’economia nazionale già di per sé indebolita da una perdurante crisi sotto il peso del crollo del prezzo delle materie prime (alluminio e carbone), oltre alla sospensione dei fondi da parte del Fondo Monetario Internazionale e dai maggiori donatori internazionali che contribuiscono per circa un quarto al bilancio nazionale mozambicano, è stata la strategia della Renamo, che almeno per il momento sembra essere stata vincente.
Il braccio teso del governo di Maputo rappresenta certamente un primo segnale positivo, ma la strada da fare è ancora lunga e piena di insidie. Di certo c’è solamente che sia Frelimo che Renamo dovranno di molto smussare le proprie richieste per poter giungere ad una sintesi condivisa dalle parti. La Frelimo dovrà fare un passo indietro dalla richiesta di autogoverno per le regioni del nord, mentre la Renamo dovrà far spazio all’opposizione all’interno delle istituzioni e non relegarla a un ruolo perennemente subalterno, per il bene Mozambico.

Nella foto: il leader di Renamo Afonso Dhlakama.

@debernardisv
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