di Alberto Galvi –
Papa Bergoglio ha passato gli anni del suo pontificato a cercare di migliorare le relazioni tra cristiani e musulmani. Il pontefice inizia il dialogo interreligioso con l’islam promulgando il 24 novembre 2013 l’esortazione apostolica Evangelii gaudium.
La costruzione di relazioni tra cristianesimo e Islam è un tema centrale del pontificato di Francesco, il quale ha incontrato esponenti religiosi sunniti in diversi Paesi a maggioranza musulmana, tra cui Marocco, Turchia, Bangladesh ed Emirati Arabi Uniti.
Le tappe più significative del dialogo interreligioso con l’Islam sono state nel maggio 2014, quando sulla Spianata delle Moschee incontrò il Muftì di Gerusalemme, Muhammad Ahmad Hussein, mentre pochi mesi dopo il papa visitò la basilica di Santa Sofia a Istanbul, prima della riconversione in moschea decisa a luglio del 2020. L’Iraq è il decimo Paese a maggioranza musulmana che ha visitato il papa in questi anni: due anni fa ad Abu Dhabi papa Francesco ha firmato un documento che incoraggia il dialogo interreligioso insieme allo sceicco Ahmed al-Tayeb, e nel febbraio 2019 si è visto con l’imam della moschea al-Azhar al Cairo, influente leader sunnita, per firmare il documento sulla fratellanza umana che incoraggia il dialogo cristiano-musulmano. Qualche mese dopo, sempre ad Abu Dhabi, è stato costituito l’Alto Comitato incaricato dell’attuazione dei principi sottoscritti in quel documento.
Papa Francesco durante il suo viaggio pastorale in Iraq ha incontrato il Grande ayatollah Ali al-Sistani, uno dei leader principali dell’islam sciita che vive nella città santa irachena di Najaf. Per la minoranza cristiana in diminuzione in Iraq, una dimostrazione di solidarietà da parte di al-Sistani potrebbe aiutare a garantire il loro posto in Iraq dopo anni di dispersione, alleviando le intimidazioni dei miliziani sciiti contro la loro comunità. La popolazione cristiana dell’Iraq è diminuita da circa 1,4 milioni di abitanti prima dell’invasione guidata dagli Usa nel 2003 a circa 250mila oggi tra cattolici caldei, siriaci ortodossi, siriaci cattolici, armeni cattolici, armeni apostolici.
Al-Sistani è venerato dalla maggioranza sciita in Iraq, ma la sua influenza su diverse sette e nel mondo musulmano è profonda. Dopo l’incontro al-Sistani ha invitato gli altri leader religiosi a far prevalere il buon senso sulla guerra. Al-Sistani è il leader degli sciiti iracheni, nel 2004 ha sostenuto libere elezioni in Iraq dando così un importante contributo alla pianificazione del primo governo democratico del Paese, mentre nel 2014 ha invitato gli iracheni a unirsi per combattere l’IS (Islamic State).
Papa Bergoglio è un forte sostenitore del dialogo interreligioso e ha anche incontrato in questo viaggio pastorale i rappresentanti delle diverse comunità religiose irachene, compresi gli yazidi, mandei, kakais, baháí e zoroastriani, oltre che sceicchi sciiti e sunniti, nonché religiosi cristiani e le comunità cristiane a Mosul, Erbil e Qaraqosh nel nord del Paese.
Al-Sistani ha avuto una relazione complicata con il suo luogo di nascita, l’Iran, a causa in parte della secolare rivalità tra Najaf e la città iraniana di Qom, sede dell’autorità religiosa sciita. Un’altra questione riguarda il ruolo della religione nella politica, mentre l’Iran è governato da figure religiose, al-Sistani ha sempre evitato qualsiasi impegno formale nel governo. Dopo questo incontro, Francesco riconosce al-Sistani come il principale interlocutore dell’Islam sciita rispetto al suo rivale, il leader supremo iraniano l’ayatollah Ali Khamenei, isolando sempre di più l’Iran nella regione.