Perù. La presidenza Vizcarra tra inchieste sulla corruzione e crisi di governo

di Alberto Galvi

Il nuovo presidente del Perù, Martin Vizcarra del partito PPK (Peruanos por el Kambio) è in carica da un anno. Il suo predecessore Pedro Pablo Kuczynski si era dimesso a causa dell’accusa di corruzione a suo carico nella vicenda Odebrecht. Gli scandali di corruzione che hanno coinvolto alcuni ex presidenti e importanti rappresentanti della magistratura hanno profondamente scosso il paese. La crisi che ne deriva porta il presidente Vizcarra a cambiare molti ministri e lo stesso primo ministro.
Durante i primi mesi della sua presidenza, Vizcarra ha girato per tutto il paese per rafforzare i legami tra governo ed autorità locali. Le principali città che ha visitato sono: Cura Mori, Piura, Moquegua, Puno, Ucayali, Huánuco, Tacna, Pasco e Cusco. Inoltre il neo presidente ha visitato tutte quelle zone in cui si è manifestato da febbraio il fenomeno del Niño costiero come Centro Poblado Nuevo, Santa Rosa. Le piogge che hanno colpito la costa hanno generato più di 13 mila sfollati e 51 morti. A luglio il presidente Vizcarra ha proposto delle modifiche costituzionali in seguito a uno scandalo che ha coinvolto alcuni membri del CNM (Consejo Nacional de la Magistratura) attraverso delle intercettazioni.
Per questa ragione Vizcarra chiese al Congresso di inserire tra i quesiti referendari anche la riforma del CMN che prenderà il nome di JNJ (Junta Nacional de Justicia). Gli altri quesiti referendari riguardavano il ritorno al bicameralismo, la non rielezione dei membri del Congresso e il finanziamento anonimo dei partiti. Con queste riforme Vizcarra intendeva combattere il fenomeno dilagante della corruzione che investe il Perù. Il Congresso aveva rifiutato inizialmente di approvare i progetti referendari stabiliti dal governo.  In seguito Vizcarra ha annunciato la presentazione di una richiesta di fiducia e ha trovato come alleato Daniel Salaverry, il presidente del Congresso, del partito Fuerza Popular. La fiducia fu ritirata dopo che la maggioranza fujimorista approvò i quesiti che sono stati presentati ai cittadini al referendum di dicembre.
Dei quattro quesiti referendari non è passato soltanto quello sul ritorno al bicameralismo, in quanto il testo approvato, fu modificato a tal punto che il presidente Vizcarra lo ha contrastato durante tutta la campagna elettorale. Il ritorno al bicameralismo sembrava diventare un alibi per molti deputati fujimoristi di tornare a candidarsi alle elezioni generali del 2021. Discorso a parte merita la proposta referendaria sul finanziamento anonimo dei partiti. Secondo le opposizioni questa norma avrebbe tutelato la leader del partito Fuerza Popular Keiko Fujimori e il leader del partito APRA di Alan García, che sono stati indagati per finanziamento illecito e riciclaggio.
Il principale episodio di corruzione è stato quello che coinvolse la multinazionale brasiliana Odebrecht, che pagò tangenti nel periodo 2005-2014 per ottenere delle commesse nel campo delle grandi opere. In questa inchiesta sono stati coinvolti alcuni ex presidenti peruviani come Alejandro Toledo, Alan García e Ollanta Humala per tangenti prese pari a circa 30 milioni di dollari. Inoltre nel mese di ottobre, la magistratura ha annullato l’indulto all’ex presidente Alberto Fujimori concessa da Pedro Pablo Kuczynski nel 2017, ed ha avallato la detenzione del leader di Fuerza Popular, Keiko Fujimori per presunti contributi ricevuti sempre dalla multinazionale Odebrecht. I magistrati hanno anche impedito all’ex presidente Alan García di lasciare il paese, dopo che fu respinta la sua richiesta di asilo al governo uruguayano per evitare di andare in prigione in Perù.
Gli scandali di corruzione hanno anche colpito importanti esponenti del potere giudiziario, come il deposto Presidente della Corte Suprema peruviana Cesar Hinostroza per la vicenda Cócteles. Hinostroza è stato accusato di appartenere all’organizzazione criminale “Cuellos Blancos del Puerto” di cui facevano parte uomini d’affari e politici del partito Fuerza Popular. Il caso Odebrecht ha colpito anche alcuni esponenti della magistratura, come il Procuratore Generale Pedro Chavarry, il quale ha cercato di rimuovere dal loro incarico i due magistrati: Rafael Vela e José Domingo Pérez. I due esponenti della magistratura si erano occupati delle inchieste di Java Lato e in particolare deglii ex presidenti indagati e di Keiko Fujimori. A sua volta Chavarry ha poi rassegnato le sue dimissioni per averne ostacolato le indagini. Il governo le ha accettate e ha nominato al suo posto Zoraida Ávalos.
Per Vizcarra il 2018 non è stato un anno facile, molti esponenti del suo governo si sono dovuti dimettere per problemi legati a vicende di corruzione. Inoltre Vizcarra ha perso la maggioranza dei voti al Congresso che gli permettevano di far andare avanti il suo governo. In questo momento le opposizioni tutte insieme raggiungono i 59 deputati contri i 56 di Fuerza Popular. Con codesta nuova maggioranza, il presidente peruviano ha nominato un nuovo governo composto da nove donne e nove uomini. Inoltre l’11 marzo 2019 è stato nominato primo ministro Salvador del Solar del partito PPK al posto di César Villanueva del partito APP (Alianza para el Progreso), che si era precedentemente dimesso. Vizcarra cercherà d’ora in avanti di far approvare alcune leggi, nonostante i numeri risicati al Congresso.
E’ possibile che questa legislatura non arrivi alla fine del suo mandato naturale. Il presidente del Perù è politicamente debole ed incomincia a perdere il consenso di cittadini, perché i miglioramenti economici promessi in questo anno non ci sono ancora stati. L’economia peruviana come quella di molti paesi della regione, sta vivendo un rallentamento della sua crescita causato da fattori esterni, come la guerra commerciale scatenata tra gli Stati Uniti e la Cina.