Polonia: Von der Leyen punta alla procedura d’infrazione. Morawiecki, ‘inammissibile’

Acceso scambio di vedute all’Europarlamento, mentre a Varsavia si manifesta per esorcizzare la “Polexit”.

di Enrico Oliari

Seduta tesa al Parlamento europeo, dove si è discussa la sentenza della Corte costituzionale polacca che agli inizi del mese ha stabilito la correttezza di diversi articoli della riforma della Giustizia (contestata da Bruxelles perché sostanzialmente pone i giudici nelle mani di chi governa), ma che soprattutto ha decretato che alcuni articoli dei Trattati tra il paese e l’Unione Europea sono “incompatibili” con la Costituzione polacca, per cui l’Unione Europea verrebbe ad “agire ben oltre le proprie competenze”.
Presente all’Europarlamento la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il premier polacco Mateusz Morawiecki, e lo scambio di vedute è stato tutt’altro che morbido: per von der Leyen “la sentenza della Corte costituzionale polacca mette in discussione il fondamento dell’Ue ed è una sfida diretta all’unità dell’ordine giuridico europeo”, ed ha notato come sia la prima volta che un tribunale di uno Stato membro giudichi i trattati Ue incompatibili con una costituzione nazionale. La presidente della Commissione ha quindi fatto sapere l’intenzione di arrivare a procedure di infrazione, sia attraverso il meccanismo di condizionalità ideato per proteggere il bilancio dell’Ue contro le violazioni dello Stato di diritto, sia attraverso l’articolo 7, che può determinare l’esistenza di una grave violazione dei valori Ue. “Il destino della Polonia è l’Europa”, ha insistito von der Leyen, la quale ha rimarcato che “i valori europei non possono essere messi in discussione”.
Morawiecki ha invece spiegato che “il primato del diritto dell’Ue non si estende al sistema costituzionale (…). La Costituzione polacca è il più alto atto giuridico in Polonia, al di sopra di qualsiasi altro principio di diritto”. Ha poi sottolineato che le corti costituzionali di altri Paesi Ue, tra cui Germania, Francia, Danimarca, Spagna, Italia e Romania hanno emesso in passato sentenze simili a quella ora in discussione.
Per il premier polacco non è in discussione “l’integrazione europea, la quale è una scelta di civiltà”, ed è “inammissibile che si arrivi a sanzioni”, come pure che vengano “minacciati o terrorizzati i cittadini polacchi. Sembra che il ricatto sia diventato un modo di fare politica”.
In realtà il padre-padrone del PiS, il Partito Diritto e Giustizia al governo, continua ad essere l’euroscettico e sovranista Jaroslaw Kaczynski, che vede l’Europa solo come un bancomat.
In pochi anni il Pis è riuscito a far passare il no ai ricollocamenti dei migranti, il no all’aborto, il no, alla comunicazione gay, il no ad una stampa libera e il no ad una magistratura indipendente. I “sì” invece ci sono stati quando si è trattato di prendere: tra il 2015 e il 2019 ben 49,5 miliardi di euro netti, senza contare le somme previste per il Next Generation Eu, altri 58,7 miliardi di euro.
E mentre in tutta la Polonia si moltiplicano le manifestazioni dei cittadini contro il governo per esorcizzare lo spettro della “Polexit”, Morawiecki informa l’Europarlamento dell’intenzione di continuare sulla sua strada.
Come riporta la nota dell’Europarlamento, “La maggioranza degli eurodeputati ha chiesto alla Commissione di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere i cittadini e attivare il meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto. Hanno poi chiesto di avviare le procedure di infrazione e che il Consiglio agisca in conformità dell’articolo 7 del trattato sull’Unione europea.
I deputati hanno anche espresso il loro forte sostegno ai cittadini polacchi che scendono in piazza per difendere lo Stato di diritto e ai giudici e procuratori che continuano ad applicare il diritto comunitario, chiedendo alle autorità polacche di ascoltarli e rispettarli.
Alcuni deputati hanno criticato le istituzioni dell’Ue di preoccuparsi dell’indipendenza della magistratura e della separazione dei poteri solo in alcuni Stati membri, e che il primato del diritto dell’Ue è usato per assegnare più competenze all’Ue di quelle originariamente definite nei trattati”.
Il ministro degli esteri sloveno Anze Logar (la Slovenia ha la presidenza di turno Ue) e la maggior pare degli eurodeputati hanno condannato la controversa sentenza del tribunale costituzionale polacco del 7 ottobre, ed hanno messo in discussione l’indipendenza del tribunale stesso e evidenziato il percorso regressivo del governo polacco verso il totalitarismo.
La riforma della Giustizia in Polonia prevede che la scelta dei giudici della Corte suprema spetti al Parlamento (e quindi della maggioranza al potere); che il ministro della Giustizia (e quindi il governo) detenga una forte influenza sulla Corte suprema; che i presidenti dei tribunali ordinari siano nominati dal ministro della Giustizia (e quindi al governo). Prevede inoltre un organo di controllo sulla magistratura, cosa che non garantirebbe la libertà e l’indipendenza dei giudici, come pure la possibilità di sottoporli a processo penale o di tagliarne gli stipendi.