Possibili scintille per le Malvine: scoperti importanti giacimenti di petrolio

di C. Alessandro Mauceri –

malvineSembrava che le Nazioni Unite avessero scritto la parola “fine” sul conflitto tra Argentina e Regno Unito a proposito delle isole Falkland (Malvinas). E invece di loro si è tornato a parlare nelle scorse settimane.
Per anni in molti hanno pensato che lo scontro tra Argentina e Regno Unito a proposito di questo fazzoletto di terra non fosse legato alle risorse di cui disponevano ma solo alla posizione strategica. L’arcipelago della Falkland è stato per secoli terra di nessuno, poi è stato dichiarato proprietà del Regno di Spagna per poi divenire parte della nascente Repubblica Argentina (all’inizio ‘800). Dopo una breve esperienza repubblicana, nel 1833, un gruppo di inglesi decise di occupare l’arcipelago e farne luogo di attracco per le navi mercantili della regina. Divenne, quindi, colonia inglese e poi protettorato. Ma nel corso dei secoli sono stati ritrovati documenti che parlano di una presunta ingerenza uruguayana. All’inizio degli anni Ottanta scoppiò il conflitto tra Argentina e Regno Unito per stabilire la sovranità di questo pezzo di terra sperduto nel mare (le isole si trovano a sud del paese latinoamericano, ma non in Argentina bensì in un luogo in cui la capitale dista ben oltre 11.000 km).
Fino a pochi mesi fa le prospezioni avevano sempre confermato che le risorse minerarie non erano tali da giustificare una guerra. Recentemente però Rockhopper Exploration ha reso noti i risultati delle proprie ricerche nella zona che hanno confermato la presenza di greggio del bacino delle Falkland. Un audit indipendente ha evidenziato come la miglior stima a mercato per il complesso di Sea Lion sia pari a 517 milioni di barili, di cui 258 milioni rappresentano la quota di Rockhopper Exploration. Una stima sorprendente e superiore anche ai 482 milioni di barili attesi dagli analisti di Bank of Montreal. “La dimensione attuale di Sea Lion superiore ai 500 milioni di barili è sicuramente un fattore positivo e conferma un significativo sviluppo delle fasi successive” ha detto Daniel Slater di  Arden Partners.
A questo si aggiunge il sequestro di alcune piattaforme d’estrazione (tra cui la Eirik Raude, che ospita 140 persone) ordinato dai giudici argentini. Un’azione che aveva scatenato un attacco anche dal punto di vista legale per far valere i propri diritti di estrarre petrolio nel mare delle Falkland contro quelli avanzati dal Regno Unito. La giustificazione sarebbe la norma introdotta in Argentina dal governo di Cristina de Kirchner che include nel proprio territorio “le isole Malvinas e altri isolotti o rocce” dei dintorni. A questo il governo argentino ha aggiunto come giustificazione la risoluzione Onu che impedisce all’Inghilterra di “prendere decisioni unilaterali” sulla questione. Visto il silenzio di Londra, l’Argentina è intervenuta unilateralmente e ha richiesto le royalties sul greggio. Non avendo ricevuto risposta ufficiale da parte di Downing Street, l’Argentina ha ufficialmente emesso un ordine di sequestro (che difficilmente sarà accolto).
Ora che le nuove esplorazioni del fondale marino da parte dell’azienda britannica Rockhopper Exploration hanno confermato la presenza di ingenti quantità di petrolio, la situazione è di nuovo incandescente. Pochi giorni fa la Rockhopper ha annunciato l’individuazione di un importantissimo giacimento. Pierre Jean-Marie Henri Jungels, presidente della società, ha detto che “Si è confermata l’importanza del Sea Lion quale giacimento di petrolio di portata mondiale”. Una stima confermata dal direttore esecutivo della compagnia, Sam Moody: “Si conferma il potenziale del Nord della Malvinas nell’essere una riserva di oltre mille milioni di barili”.
Numeri che potrebbero far scoccare di nuovo scintille tra Argentina e Regno Unito circa i diritti sulle Falkland.