Quel cattivo vizio degli israeliani di gettare inibitori sulle coltivazioni dei palestinesi…

di C. Alessandro Mauceri

Palestinese donna agricoltura disperazione grandeNel 2008 i leader di Israele e Palestina affermarono di voler raggiungere un accordo di tregua. Contemporaneamente, però, i ministeri e i servizi di sicurezza israeliani lanciarono un’imponente operazione destinata al deserto del Negev, l’ultima frontiera del sud di Israele. E mentre gli occhi del mondo erano puntati sulla Cisgiordania e su Gaza, Israele volle completare il trasferimento forzato di arabi palestinesi (che erano anche cittadini israeliani) e portare a termine la “redenzione ebraica” del deserto meridionale. Furono distrutti molti villaggi “non riconosciuti”, centinaia di famiglie furono trasferite forzatamente e il ministero dell’Interno irrorò i campi dei beduini con diserbanti ad ampio spettro per impedire alla popolazione di tornare nelle proprie case. A dirigere le operazioni era la “Green Patrol”, una unità paramilitare del ministero dell’Agricoltura.
Nei giorni scorsi Israele ha deciso di utilizzare di nuovo quest’”arma non convenzionale” nel conflitto con la Palestina. Aerei israeliani hanno irrorato con diserbanti e defolianti centinaia di ettari di terreni coltivati nella fascia orientale di Gaza, adiacente alle linee di confine. “È un disastro per centinaia di famiglie contadine e non conosciamo gli effetti che questi prodotti chimici potranno avere sulla popolazione di Gaza”, ha detto Khalil Shahin, vice direttore del Centro per i Diritti umani. “Non è la prima volta che accade, l’Esercito israeliano sostiene che distruggendo la vegetazione si impediscono i lanci di razzi e altri attacchi – ha aggiunto Shahin – ma negli anni passati questa irrorazione era limitata a pochi terreni vicini alle recinzioni di confine. Nei giorni scorsi gli aerei israeliani invece si sono spinti in profondità, per molte centinaia di metri. In alcuni casi i liquidi, spinti dal vento, sono arrivati fino a due chilometri di distanza dal confine, quindi a ridosso dei centri abitati di Gaza”.
Le autorità israeliane hanno ammesso i fatti: “L’irrorazione aerea di erbicidi e inibitori di germinazione è stata condotta nella zona lungo la recinzione di confine (con Gaza) la scorsa settimana, al fine di consentire le operazioni ottimali e continui di sicurezza”, ha riporta un rappresentante delle Forze di Difesa (IDF) israeliane ripreso dalla Reuters. L’esercito israeliano ha detto che i raccolti sono stati spruzzati con erbicidi “per impedire l’occultamento di IED (ordigni esplosivi rudimentali), e di interrompere e impedire l’uso della zona per scopi distruttivi” ha riferito l’agenzia Anadolu, citando una dichiarazione dell’IDF.
Secondo i dati dell’Ocha, l’ufficio di coordinamento delle Attività umanitarie dell’Onu, nel 2015 le autorità israeliane hanno fatto demolire “per mancanza di permesso” 539 edifici palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Dal 2007 la Striscia di Gaza e i suoi 1,9 milioni di abitanti vivono in condizioni di un “doppio blocco”: da un lato da Israele e dall’altro dall’Egitto.
Le conseguenze di queste azioni militari si manifestano in due modi. Immediata è la distruzione dei campi e delle coltivazioni: nelle zone di Qarara e Wadi al-Salqa, centinaia di famiglie, lungo il confine, la più fertile della Striscia di Gaza, hanno dovuto abbandonare i loro campi. Poi vengono respinti i prodotti agricoli: nei giorni scorsi tonnellate di pomodori provenienti dai campi in questa zona sono state rispedite al mittente dagli israeliani, ufficialmente perchè, secondo la versione fornita da autorità militari, erano state aggiunte illegalmente a un carico di altri ortaggi. Fonti palestinesi (non confermate dal ministero dell’Agricoltura palestinese) hanno riportato una motivazione diversa: le alte concentrazioni di pesticidi, usato in modo improprio, quindi pericoloso per la salute.
Non è la prima volta che questi sistemi vengono usati come armi. Anche gli Stati Uniti, negli anni Sessanta, spruzzarono ampie porzioni del Vietnam con il famigerato Agente Arancio per rimuovere le foglie degli alberi e privare i Vietcong della copertura del manto vegetale. Finito il conflitto non se ne parlò più, ma le conseguenze di questa decisione non furono poche: migliaia di vietnamiti si ammalarono di cancro a causa dell’Agente Arancio, e il numero dei neonati nati malformati fu spaventoso.
A seguito di ciò la comunità internazionale intervenne con una convenzione del 1978 che vieta o limita fortemente l’uso degli erbicidi durante i conflitti, alla luce alle conseguenze devastanti che hanno sulle persone. Una convenzione che Israele ha mai firmato.