Rapporti Cina USA tutto risolto (o forse no)

di C. Alessandro Mauceri –

I rapporti commerciali tra Stati Uniti d’America e Cina continuano a mostrare grandi incertezze. Qualche giorno fa sembrava che le due maggiori potenze economiche mondiali avessero raggiunto finalmente un accordo, procedendo “per fasi”, come aveva dichiarato il portavoce del ministero del Commercio cinese, Gao Feng. “Nelle scorse settimane” Cina e USA “hanno condotto serie e costruttive discussioni per affrontare le specifiche preoccupazioni”, aveva detto Gao. Costruttive al punto di parlare di un “accordo in base al quale vorrebbero rimuovere le tariffe aggiuntive per fasi, per stabilizzare le aspettative di mercato e portare benefici alle economie di Cina, Stati Uniti e del mondo e quindi benefici ai consumatori e ai produttori”.
A gelare gli animi (e i mercati) è stato però il presidente degli USA Donald Trump che, in un discorso all’Economic Club di New York, ha ammesso che le due parti sono “vicine” a siglare la “prima fase” dell’accordo commerciale ma che Washington non accetteranno mai una soluzione che non sia “vantaggiosa per gli Stati Uniti”.
La questione in realtà è più complessa di quanto si potrebbe pensare. Da un lato perdere terreno sui mercati esteri in piena campagna elettorale significherebbe per il tycoon perdere voti preziosi, dall’altro la corsa della Cina verso una supremazia sui mercati internazionali non è più arrestabile. La Cina continui ad espandersi con partenariati strategici importanti: solo pochi giorni fa Pechino e Bruxelles hanno siglato un accordo per proteggere prodotti alimentari regionali europei in Cina e quelli cinesi nell’UE. Per contro sembra venire meno il peso degli USA: le pressioni esercitate sui paesi dell’Unione Europea per annullare (o almeno rallentare) gli accordi sul gas con la Russia non hanno ottenuto i risultati sperati (anche a causa della diversità di opinioni all’interno dell’Ue e della mancanza di un partner importante come la Germania un po’ defilato sulla questione).
A questo si aggiunge che la bilancia degli scambi tra Cina e USA vede in nettissimo vantaggio Pechino. Il deficit commerciale degli USA con la Cina è ai massimi storici: nel 2018, gli USA hanno importato merci dalla Cina per 540 miliardi di dollari, mentre le esportazioni verso Pechino sono state pari a 120 miliardi. Un deficit commerciale enorme dovuto anche al fatto che molti dei prodotti realizzati in Cina da aziende statunitensi rientrano negli Stati Uniti come “importazioni”.
In più alcuni settori che finora erano sotto la leadership degli USA hanno visto molte industrie cinesi prendere il sopravvento; un esempio è il settore dell’acciaio, a confermarlo i dati relativi al 2018 della World Steel Association: in tutto il mondo nel 2018 sono state prodotte 1.808 milioni di tonnellate di acciaio grezzo (in netto aumento rispetto al passato) ma, fatta eccezione per l’azienda capofila (indiana), al secondo, quarto, sesto, settimo, nono e decimo posto della classifica mondiale delle maggiori società del settore ci sono industrie cinesi che, da sole, producono 928,3 milioni di tonnellate l’anno, il 51,3% dell’acciaio in circolazione.
Numeri impressionanti che spiegano per quale motivo Trump sia così restio nel cancellare definitivamente i dazi sulle merci “made in China”: farlo potrebbe significare ammettere il fallimento della politica commerciale estera e questo, a solo pochi mesi dalle elezioni, significherebbe dire addio alla possibilità di un nuovo mandato alla Casa Bianca.