RDC. Sciolta la coalizione FCC-CACH: la crisi istituzionale rischia di portare a nuove elezioni

di Alberto Galvi

La crisi politica ed istituzionale che vive in questi giorni la RDC (Repubblica Democratica del Congo) ha visto il presidente Felix Antoine Tshilombo Tshisekedi del partito UDPS (Union pour la Démocratie et le Progrès Social) voler formare una nuova coalizione di maggioranza dopo l’annuncio dello scioglimento della coalizione CACH (Cap pour le Changement) e FCC (Front Commun pour le Congo) tra Tshisekedi e il suo predecessore Kabila.
Il mese scorso il presidente aveva intrapreso tre settimane di consultazioni che andavano dal 2 al 25 novembre con vari partiti e personalità politiche, mentre a ottobre, Tshisekedi aveva già rivelato che c’era stata discordia su importanti questioni con il governo dominato dal FCC, il partito di Kabila.
Le riforme che il governo vuole attuare riguardano l’organizzazione delle elezioni, la sicurezza nazionale, la gestione dei beni statali e l’indipendenza della magistratura, in quanto la corruzione e la mancanza di trasparenza nella politica del governo generano problemi a lungo termine per l’economia del Paese nel suo insieme.
Tshisekedi è così entrato in contrasto con i membri del parlamento fedeli a Kabila, che detiene più di 300 seggi tra i 500 membri dell’Assemblea nazionale, sempre più in contrasto con i sostenitori del presidente. Il parlamento bicamerale è composto dal Senato con 108 seggi eletti indirettamente dalle assemblee provinciali con metodo proporzionale per un mandato di 5 anni, mentre l’Assemblea nazionale è composta da 500 seggi di cui 439 membri sono eletti direttamente in collegi plurinominali con rappresentanza proporzionale e 61 eletti direttamente nei collegi uninominali a maggioranza semplice i cui membri restano in carica per lo stesso periodo. IL FCC ha accusato i sostenitori di Tshisekedi di aver tentato di corrompere i suoi deputati per cambiare partito.
Gli alleati politici dell’ex leader congolese Joseph Kabila hanno distrutto gli scranni del parlamento dopo che il presidente Felix Tshisekedi si è mosso per porre fine alla fragile coalizione di governo del Paese. Tshisekedi nel frattempo ha tenuto colloqui di emergenza con il primo ministro Sylvestre del partito PPRD (Parti du Peuple pour la Reconstruction et la Démocratie) favorevole a Kabila. L’esecutivo è stato nominato solo sei mesi dopo le elezioni a causa delle difficoltà di trovare accordi.
Il senatore a vita Kabila conserva ancora una notevole influenza attraverso gli alleati politici e gli ufficiali che ha nominato nelle forze armate.
In seguito a queste tensioni le Nazioni Unite hanno convocato una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza per discutere dell’operazione MONUSCO (Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la Stabilisation en RD du Congo) di circa 15mila peacekeepers il cui mandato scadrà il 20 dicembre.
Tshisekedi è subentrato a Kabila nel gennaio 2019 per attuare le riforme, ma è stato ostacolato dalla necessità di formare una coalizione con il FCC. Kabila ha governato la RDC per 18 anni fino a quando non si è dimesso dopo le elezioni a lungo rimandate nel dicembre 2018. Le prossime elezioni presidenziali si terranno nel dicembre del 2023.
Il presidente ha dichiarato di voler formare una nuova coalizione di maggioranza anche se ha avvertito che se ciò non gli riuscisse potrebbe essere costretto a sciogliere il parlamento. Per formare una nuova maggioranza il presidente Tshisekedi conta ora sui voti del partito AFDC-A (Alliance des forces democratiques du Congo et Alliés), la seconda forza politica della coalizione di Kabila.
Inoltre due dei quattro leader della coalizione di opposizione Lamuka, Katumbi e Bemba, hanno accettato di partecipare alle consultazioni come mediatori al fine di trovare i numeri per una nuova maggioranza. In caso di un nulla di fatto il presidente Tshisekedi inizierà ad avviare la procedura costituzionale per far tornare al più presto i cittadini a votare.