Rep. Dominicana. Si apre la conferenza ibero-americana con la presenza di Maduro

di Paolo Menchi

Si è inaugurata nella Repubblica Dominicana la conferenza Ibero americana con l’annuncio a sorpresa della partecipazione del presidente venezuelano Nicolas Maduro, in passato escluso dai vari summit perché ritenuto, soprattutto dagli Usa ma anche da altri paesi della regione, un dittatore, dopo le contestate elezioni del 2018 alle quali aveva fatto seguito un fallito tentativo da parte dell’opposizione, appoggiata dagli Stati Uniti, di rovesciare il governo venezuelano che alla fine era riuscito addirittura a rafforzarsi.
L’ascesa al potere in Brasile, Cile, Colombia e Argentina di coalizioni di sinistra ha reso meno ostile il clima nei confronti di Maduro che, in ogni caso, non viene riconosciuto come legittimo presidente da Ecuador, Paraguay e Spagna.
Esclusi per la deriva autoritaria dei loro governi il salvadoregno Bukele e il nicaraguense Ortega.
Le tematiche che verranno affrontate sono legate ai gravi problemi che soffre l’economia della regione per le conseguenze della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi, che hanno portato le previsioni di crescita ad un livello molto basso.
Purtroppo nella regione latino-americana il tasso di povertà estrema è ancora molto alto e per ampi strati della popolazione è difficile accedere agli alimenti basici e ai diritti fondamentali.
Alla base della situazione c’è anche la ricerca di una certa stabilità politica sempre poco diffusa, basti pensare alle problematiche nate ultimamente anche in Perù con l’arresto del presidente Castillo o quello che sta succedendo in questi giorni in Ecuador dove Guillermo Lasso rischia di dover lasciare la presidenza.
Un tema fondamentale che verrà affrontato riguarda la tutela dell’ambiente, si dovranno cercare accordi di cooperazione per affrontare il problema del cambiamento climatico e dell’inquinamento dei mari.
Sicuramente verrà dato molto spazio anche alla gestione dell’emigrazione che vede l’America Latina come una delle zone del mondo più colpite dal fenomeno e che ha visto quella che è stata considerata la più grande emigrazione della storia con l’abbandono del proprio paese da parte di ben sette milioni di venezuelani (dati ufficiali dell’Onu) in pochi anni.
La regione è inoltre un crocevia degli emigranti che cercano una nuova vita negli Stati Uniti, cosa che ha contribuito alla nascita di una serie di organizzazioni criminali specializzate nel traffico di esseri umani, disposti a pagare grosse cifre con la speranza, spesso vanificata da morte prematura, di raggiungere quella che sembra essere la terra promessa.
Sarebbe auspicabile un maggior controllo da parte dei singoli governi di questi fenomeni, tollerati grazie alla corruzione delle forze di polizia locali che permettono ai trafficanti di gestire un business che sta diventando redditizio quasi come quello della droga.