Rom. Come questa minoranza etnica affronta il coronavirus in Europa

di Alberto Galvi

Negli ultimi anni menzionando il tema della sicurezza i telegiornali italiani hanno parlato quasi tutti i giorni delle comunità rom e sinti sparse per tutta Italia. In questo tempo della pandemia da coronavirus però non si sono sentite notizie sull’impatto che la pandemia ha su queste comunità.
I rom sono conosciuti come la minoranza etnica più perseguitata in Europa. La popolazione rom comprende 5 grandi gruppi, ognuno dei quali a sua volta comprende un numero di sottogruppi come i rom in Europa che vivono principalmente nei Balcani e nell’Europa centro-orientale.
In Italia ce ne sono tra i 150 mila e 180 mila, di cui circa 30 mila sono di origine italiana, mentre gli altri sono provenienti dall’ex Jugoslavia o dalla Romania e vivono in campi come quello di via Salviati a Roma.
Tra gli altri gruppi ci sono i sinti che vivono nelle aree settentrionali dell’Europa occidentale, in Francia e nel nord Italia. I kale che vivono in Finlandia, Galles, Spagna, Portogallo, Brasile, Algeria e Iraq. I manouches che vivono invece in Francia e Italia. I romanichals infine vivono in Inghilterra, Nord America e Australia.
Le persone che noi chiamiamo comunemente zingari sono circa 14 milioni la cui maggior parte vive in Europa, anche se sono popolazioni nomadi originarie della valle dell’Indo.
Gli zingari seguono una cultura abbastanza distinta da quella dei diversi paesi europei. Sparsi in tutta Europa sono situati principalmente in Romania, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia e hanno poca voce in politica e in generale nei diversi aspetti culturali dei paesi in cui vivono.
Mentre la pandemia di coronavirus provoca il caos in tutta Europa e i cittadini sono esortati a mettersi in quarantena, lavarsi le mani con sapone e acqua calda, per molte centinaia di migliaia di rom che vivono in siti sovraffollati, l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienici è solo un miraggio con le gravi conseguenze sanitarie che questo comporta.
I volontari in diversi paesi europei hanno collaborato con operatori sanitari per monitorare la situazione e collaborare con le autorità per aiutare le persone più vulnerabili.
Nonostante questi sforzi, molti assistenti sociali e mediatori sanitari non possono visitare gli insediamenti perché mancano di equipaggiamento protettivo. Inoltre la maggior parte degli insediamenti segnala un’urgente mancanza di cibo, supporto emotivo e informazioni affidabili.
La dura realtà è che i rom che vivono in Europa sono uno dei gruppi più vulnerabili in relazione a questa crisi in quanto non sono in grado di auto-isolarsi efficacemente.
Per contenere il coronavirus è stato annullato anche il più grande raduno di zingari in Europa. Circa 40 mila visitatori partecipano regolarmente alla Appleby Horse Fair in Cumbria, che di solito si svolge a giugno. Gli organizzatori hanno affermato che sarebbe irresponsabile andare avanti con l’evento e hanno esortato le persone a rispettare la decisione di rinviarlo fino al 2021.
La Bulgaria, che ospita una vasta popolazione rom, sta applicando nei loro confronti severe misure di contenimento. Si dice infatti, che molti rom bulgari negli ultimi giorni siano tornati a casa dall’Europa occidentale dove potrebbero aver contratto il coronavirus.
I timori sono che gli appartenenti a queste comunità siano soggetti a rischio più di altri di contrarre il coronavirus a causa della mancanza di disciplina e poiché ignorano le regole.
Le autorità sono andate a isolare le comunità rom costruendo a volte muri di fortuna per bloccare le strade. I funzionari bulgari hanno affermato che i rom sono la più numerosa minoranza etnica in Europa.
Nelle ultime settimane anche l’Italia ha dimostrato come le precarie condizioni di vita delle comunità più vulnerabili, non solo i residenti dei campi rom, ma anche le popolazioni di rifugiati e migranti e i senzatetto potrebbero essere i soggetti maggiormente colpiti dal coronavirus.