Russia. L’incendio del sommergibile As-12

di Giovanni Caprara –

Lunedi 2 luglio a bordo del sommergibile russo AS-12 Losharik si è sviluppato un incendio, nel locale batterie, che ha causato la morte di 14 marinai. Al momento del fatto navigava nel Mare di Barents al largo di Murmansk, ed era salpato dalla sua base di Gadzhievo, nella baia di Olenya, sede della 29° Brigata Sottomarina.
Come spesso succede in questi casi, si moltiplicano le ipotesi sull’accaduto, la maggior parte delle quali sono il frutto di fervide fantasie alimentate dalla mancanza di informazioni, e dal comportamento dei governi coinvolti, i quali tendono ovviamente, a limitare la diffusione delle notizie per giuste questioni di segretezza. Ma in altre occasioni effettivamente qualcosa era successo.
In questo caso i primi dubbi si basano sulla condotta tenuta da Putin, il quale ha subito convocato una riunione di emergenza annullando gli impegni fissati in precedenza. Tale atteggiamento non solo risulta necessario, ma anche opportuno, si trattava infatti di comprendere cosa stesse accadendo su una unità da guerra della propria nazione.
I marinai deceduti sono stati insigniti dell’onorificenza “Eroi della Russia” e ciò è parso strano, ma con il loro sacrificio hanno salvato il battello estinguendo le fiamme, e mettendo in sicurezza il reattore nucleare sono riusciti a bloccare la fuoriuscita di liquido contaminato evitando una catastrofe ecologica, pertanto il riconoscimento era dovuto.
Altro dubbio è stato ingenerato dalla composizione dell’equipaggio: a bordo erano in servizio sette capitani di primo rango e due Eroi della Russia. Ciò è spiegato dal tipo di battello: ufficialmente è una unità di ricerca inquadrata nel GUGI, o Glavnoe Upravlenie Glubokovodnik Isspledovanii, cioè Primo Direttorato delle Ricerche Abissali. Il piccolo AS-12 viene traghettato, e poi sorvegliato, nella zona operazioni da sommergibili più grandi come il BS-64 Podmoskoviye, un SLBM classe Delta IV modificato per ricavare una sorta di hangar in modo da trasportare unità più piccole sul dorso. In realtà l’AS-12 è usato per l ’intercettazione Sigint dei segnali sui cavi a fibra ottica sottomarini per le comunicazioni intercontinentali, e che potrebbe anche sabotare con apposite braccia meccaniche. Ciò provocherebbe un danno incalcolabile all’economia mondiale, ed inoltre i 380 cavi dove passa il 97% delle comunicazioni, non sono difendibili a causa dell’estensione che copre migliaia di chilometri. Questo giustifica appieno la composizione ultra specializzata dell’equipaggio.
Il primo allarme è al vaglio per comprendere se è stato davvero un incendio a provocare la morte dei marinai, perché la Norvegia, attraverso la propria Agenzia per la Sicurezza Nucleare, ha sostenuto di aver ricevuto dalla Russia una comunicazione secondo cui c’era stata “una esplosione di gas a bordo di un nostro sottomarino di acque profonde”. I russi hanno, però, subito smentito di aver lanciato questo allarme ad Oslo. Nella concitazione di eventi così drammatici è possibile commettere errori, pertanto non può essere una prova per inscenare un complotto.
Cosa che invece è alimentato dalla rivista israeliana “Debka”, troppo vicina al Mossad per ignorala, ma che su questo episodio ha montato una storia a tratti fantasiosa. In base alla ricostruzione, un sommergibile statunitense navigava troppo vicino all’AS-12, allo scopo evidente di monitorarne l’attività, e quindi sarebbe stato bersagliato ed affondato da un siluro Balkan 2000, lanciato dal sub russo di scorta. Innanzi tutto il comandante di qualsiasi unità ha l’obbligo di salvaguardare l’incolumità del proprio equipaggio e se ha lanciato un siluro lo ha fatto a distanza di sicurezza dal bersaglio per non rimanere colpito a sua volta dai detriti. Questo avrebbe concesso all’omologo statunitense di approntare i tubi di lancio, generare una soluzione di tiro e rispondere al fuoco, mentre le contromisure erano già attivate. E’ possibile, però, che il battello dell’US Navy abbia ricevuto l’ordine di non lanciare per evitare una escalation. Inoltre, in base alla posizione dell’unità statunitense ed a seguito dell’esplosione, i detriti avrebbero potuto investire l’AS-12 provocandone l’incendio, pertanto il comandante russo non avrebbe mai espulso un siluro se poteva provocare danni al preziosissimo Losharik, a meno che non gli fosse stato ordinato dal Comandante in Capo, cosa poco probabile, oppure se costretto da circostanze estreme come da essere sotto attacco. Questa ipotesi, però, giustificherebbe un accaduto nei minuti successivi all’allarme diramato dall’AS-12: il vicepresidente Pence è stato richiamato da Trump, senza alcuna spiegazione, ed ha annullato i suoi appuntamenti nel New Hampshire, tornando alla Casa Bianca mentre si trovava già in volo sull’Air Force Two. Inoltre era in atto un insolito stato di massima allerta tra i vertici della Difesa europea, a Bruxelles. Però nessuna ammissione ufficiale è stata diramata dalla NATO e dalla UE, e le due circostanze potrebbero non avere nessuna correlazione con l’incidente del sub, o se ne aveva forse concerneva l’emergenza ecologica.
Di fatto tutti gli accadimenti successivi all’incendio trovano una spiegazione logica allontanando ipotesi complottistiche. Tutti tranne uno, molto, anzi troppo inusuale: la Sala Stampa vaticana ha ufficialmente dichiarato “di avere messo al corrente il Papa dell’accaduto”. Per quale motivo i vertici del Vaticano hanno informato Sua Santità su un incendio divampato in un piccolo sottomarino per ricerche oceaniche? Il mistero è servito!