Siria. Raid siriani e droni “ribelli”: prosegue la guerra ad Idlib

Nel paese sono entrate armi chimiche.

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E’ di almeno 11 morti, tra cui donne e bambini, il bilancio di raid aerei siriani e russi portati a termine in alcune località nei dintorni di Idlib, zona in un primo tempo classificata come di de-escalation dagli accordi Astana (Russia, Iran e Turchia), ma da dove continuano a partire attacchi dei “ribelli”, in realtà spesso gruppi che si rifanno a Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda). Lo ha reso noto l’osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, ma che già in passato ha dato prova di avere il polso della situazione.
Dal Centro russo per la riconciliazione delle parti in conflitto in Siria si è invece saputo che la contraerea russa ha abbattuto tre droni lanciati dai “ribelli” con l’obiettivo di colpire la base aerea di Kmeimim: il generale Aleksei Bakin ha spiegato che i tre velivoli provenivano dalla zona di de-escalation di Idlib, e che la difesa russa ha agito con “tempestività” abbattendoli a “distanza di sicurezza” dalla struttura, senza causare vittime o danni.
L’ambasciatore russo presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), Alexandr Shulguin, ha invece comunicato che da fonti siriane si è appreso dell’importazione di armi chimiche in Siria con lo scopo di provocare nuovi incidenti e quindi di incolpare il governo di Bashar al-Assad. Shulguin ha spiegato che i siriani “sanno da dove provengono le armi chimiche e chi sono i responsabili che le hanno fatte entrare” nel paese mediorientale.