Russia. Putin capitalizza la russofobia occidentale e stravince

di Enrico Oliari –

MOSCA. “La fonte del potere politico è il popolo”. Lo ha dichiarato a caldo il presidente russo Vladimir Putin a seguito della scontata vittoria elettorale che lo terrà al Cremlino fino al 2030, forte di un voto che si è trasformato, in barba ai corvi occidentali, in un vero e proprio plebiscito.
I 94mila seggi si sono chiusi dopo tre giorni in modo graduale nello sterminato paese da 11 usi orari, e il dato finale ha visto un’affluenza del 74%, cioè 10 punti in più rispetto alle politiche italiane del 2022 che hanno consegnato il governo a Giorgia Meloni.
Sconfitti, ma anche questo era scontato, Leonid Slutsky del Partito liberal-democratico, Vladislav Davankov de “La nuova gente” e il comunista Nikolai Kharitonov, i quali si sono dovuti spartire le briciole del 10 percento e accontentarsi dell’onore delle armi.
Scontata anche la reazione delle cancellerie occidentali, e da Parigi a Roma, da Bruxelles a Washington è oggi un monologo noioso di accuse per un voto taroccato. Semmai è stata proprio la russofobia occidentale il punto di forza del presidente Vladimir Putin, il quale è riuscito a tenere il paese saldamente in piedi nonostante le sanzioni, le chiusure e un fronte di guerra aperto.
Il leader russo, fisiologicamente a capo di uno dei poli della nuova realtà mondiale, ha garantito ai suoi che “Ci sono le condizioni per avanzare ulteriormente, affinché la Russia sia più salda, più forte, più efficace”.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).

I russi vogliono sicurezza.
Sì, la vittoria era scontata, perché Putin non solo ha saputo tenere il paese in carreggiata, ma lo ha anche consolidato”, racconta in un perfetto italiano con accento romagnolo Danil, giovane stagista al padiglione della Rosneft presso la maxi fiera di Mosca. ”Vede, prima, all’inizio dell’Operazione speciale (la guerra in Ucraina, ndr), avevamo dei timori, c’erano incertezze e paure per le sanzioni, perché l’occidente aveva bloccato il flusso di gas essenziale alla nostra economia. A distanza di due anni le aziende che se ne sono andate sono state in buona parte rimpiazzate, e l’economia russa è in continua crescita. Si è persino sviluppato un meccanismo di import parallelo, i prodotti dall’occidente continuano ad arrivare e in alcuni casi anche a costare di meno. Pensi che qualche tempo fa era apparsa sui giornali che gli IPhone, per chissà quale giro, venivano venduti a minor costo rispetto all’Europa occidentale”.

– A breve Putin supererà la permanenza di Stalin al Cremlino: gli altri candidati non hanno convinto?
”Come le dicevo, ai russi piace il leader forte, magari per un retaggio del passato. Di certo la Russia, che conta 140 milioni di abitanti e che va da Kaliningrad a Vladivostok, ha bisogno di una leadership salda in cui riconoscersi, a maggior ragione nel quadro delle tensioni internazionali”.

– E di Navalny che dice?
”Mah, Alexei Navalny è, o era, un totem tutto occidentale, qui era poco sostenuto, perlopiù da under 35. Anche quando era arrivato al suo apice con l’inchiesta sulla corruzione e le accuse a Putin di possedere una villa fantasmagorica, non aveva raccolto significato nella politica nazionale: la sua politica era quella di essere sempre e comunque contro Putin, di dire costantemente che tutto andava male e che la salvezza sarebbe dovuta essere l’occidente. Come dicevo, nel panorama politico che va da qui a Vladivostok non aveva un peso specifico”.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).

Le elezioni.
Il mantra occidentale delle elezioni truccate sa di aria fritta. Non è difficile smontare un Antonio Tajani, il super occidentalista ministro degli Esteri italiano per il quale “le elezioni in Russia non sono state né libere né regolari”. Basta venire, come ha fatto Notizie Geopolitiche a Mosca, accreditarsi e recarsi nei vari seggi a vedere come funzionano le cose.
Innanzitutto c’è da segnalare che vi è stata la possibilità di votare, in questo sterminato paese, in diversi modi: recandosi ai seggi per tracciare classicamente una “X” sul nome del candidato; ancora recandosi ai seggi e votando nella cabina elettronica, un sistema scelto per la sua semplicità da un crescente numero di anziani, persino ultranovantenni; votando a casa grazie ai seggi mobili, un’opzione per disabili e malati; esprimendo il proprio voto comodamente on line, come ha fatto lo stesso Putin, attraverso un’app governativa che ha resistito senza problemi ad un attacco hacker. Possibile anche il voto fuori sede.
I seggi hanno visto numerosi fra addetti, rappresentanti di lista e osservatori della Camera civica, ma la correttezza delle operazioni è stata monitorata attraverso le telecamere dai volontari, perlopiù giovani, della Commissione centrale elettorale.
Unica nota curiosa le urne trasparenti, a dire il vero utilizzate anche in alcuni paesi dell’Europa occidentale per assicurare che non siano introdotti fogli o materiali illeciti: nonostante la possibilità di piegare la scheda, molti russi hanno inserito il proprio voto in modo aperto. Orgogliosi della propria scelta e del diritto, prima ancora che del dovere, di esercitare il voto.

(Foto: Notizie Geopolitiche / EO).