Russia: vincono Putin e l’Eurasia

di Federico Dal Cortivo –

europeanphoneix .net – La vittoria di Putin era nell’aria da tempo; nonostante i tentativi per altro tutti falliti dei media occidentali di accreditare una opposizione fantasma, il popolo russo in massa ha votato il “colonnello”, l’uomo forte del Cremlino che in passato durante il primo mandato presidenziale era riuscito a riportare la Russia al ruolo che le compete a livello mondiale, e ridare dignità a una nazione impedendo che le multinazionali anglo-americane s’impossessassero delle ingenti fonti energetiche racchiuse nel sottosuolo russo.
Ora dopo la parentesi Medvedev, che con il suo moderatismo non aveva certo impressionato favorevolmente quanti vedevano nella Russia un saldo baluardo al mondo unipolare incentrato sugli Usa, Putin ritorna e con lui si aprono nuovi scenari geopolitici che vanno dal Vicino Oriente all’America Latina, dove il neo presidente è ben conosciuto e apprezzato.
Che la vittoria di Putin abbia dato molto fastidio a tutta la consorteria filo atlantica lo si intuisce dai toni con cui i vari “osservatori europei” hanno commentato con disappunto il risultato elettorale.
L’Ocse, noto organismo del potere usorocratico, ha subito sentenziato che vi sono state delle “irregolarità” che hanno viziato le elezioni presidenziali, ben supportato da quel “Consiglio d’Europa” cavallo di Troia di tutte le politiche antieuropee, che parla anch’esso di brogli.
Gli osservatori dell’Ocse parlano inoltre di “voto deviato e d’irregolarità che vanno subito chiarite”, una sorta di ridicolo ultimatum nei confronti di una nazione sovrana e per giunta potenza nucleare, che dovrebbe a parere dei burocrati dell’Ocse, permettere interferenze al suo interno da dei “signori nessuno”.
Basterebbero questi due dati per capire come l’ennesima svolta nazionale russa sia vista con terrore in tutti quelli ambienti occidentali legati a filo doppio agli interessi della grande finanza speculativa internazionale: la Russia infatti non è in svendita come l’Italia, e la sua economia è saldamente in mano allo Stato in una “democrazia controllata”, così la definì tempo fa proprio Vladimir Putin.
La fine disinformazione attuata dai principali media nazionali come Rai New 24 e Ansa, ha cercato di minimizzare la portata della vittoria di Putin, volendo focalizzare l’attenzione degli sprovveduti lettori su questioni marginali come l’inesistente opposizione interna che si è invece dovuta accontentare di circa quattordici mila dimostranti che hanno manifestato nell’indifferenza più totale in Piazza Pushkinskaya, contro gli oltre cento mila moscoviti che hanno festeggiato la vittoria nella grande Piazza Manezhnaya. Negli editoriali di Rai News si parla di calo all’affluenza e di un 40% di russi che non è rappresentato, tutte questioni di lana caprina perchè gli stessi commentatori ben si guardano di applicare lo stesso metro alle elezioni statunitensi dove le cifre dell’astensionismo raggiungono anche il 49%, articoli preconfezionati dunque che evitano anche paragoni imbarazzanti con le “libere elezioni italiane” dove le infiltrazioni mafiose e camorriste sono norma.
Tornando a Putin quello che ci preme è immaginare le varie partite che potrebbero aprirsi presto sulla scena estera, dove una Russia guidata con risolutezza potrebbe presto fare la differenza negli equilibri geopolitici a cominciare dal Vicino Oriente con una Siria che guarda a Mosca come unica garanzia per la sua indipendenza messa sotto pressione dalla Nato e all’Iran che sta giocando la sua più importante partita volta ad affermare il suo diritto a poter sviluppare pacificamente l’uso dell’atomo. In tutti due i casi, gli interessi russi sono intrecciati con quelli delle due nazioni del Vicino Oriente, dove Mosca ha forti interessi economici in Iran e militari in Siria: a Taurus sono ormeggiate navi della Marina Militare di Mosca e rappresenta a tutt’oggi l’unico porto amico nel Mediterraneo per la sua flotta.
Ma anche in America Latina si potrebbe aprire una partita importante, con le nazioni dell’ALBA, con in testa il Venezuela di Hugo Chavez, sempre più insofferenti alle ingerenze statunitensi nel continente e desiderose di trovare validi alleati in Eurasia, vista la totale sudditanza dell’Europa Occidentale a Washington. Gli Stati Uniti non staranno certamente a guardare: la “dottrina Monroe” non prevede alcuna intromissione che non sia americana nel  Nuovo Mondo, considerato da sempre come il “cortile di casa” degli Usa, che per decenni sostituendosi agli inglesi hanno razziato materie prime e destabilizzato politicamente le varie nazioni a furia di colpi di Stato.
Staremo a vedere ora l’evolversi degli avvenimenti nei prossimi giorni, quello che è certo fin da ora è  che con Putin alla guida della Russia nulla sarà come prima.