SIRIA. L’Isis avanza a Kobane e in Iraq. E la Turchia respinge i profughi e non nterviene

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kobaneIl conflitto in corso nel nord della Siria e in Iraq allarma il Segretario della Difesa Usa, Chuck Hagel, anche perché, nonostante i raid aerei e la strenua difesa dei curdi, i jihadisti dell’Isis procedono nella loro avanzata, conquistando nuove porzioni della città curdo-siriana di Kobane e, sull’altro versante, spingendosi fino a pochi chilometri dalla capitale irachena Baghdad.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, sarebbero oltre 550 i morti in 25 giorni di assedio di Kobane, città che, se conquistata, permetterebbe allo Stato islamico di prendere il controllo di 400 chilometri di confine turco-siriano.
Tuttavia l’Osservatorio fa sapere che “il numero reale delle vittime è il doppio di quello che siamo riusciti a documentare, a causa dell’estrema segretezza osservata da entrambe le parti riguardo alle vittime, da aggiungere alle difficoltà incontrate per avere accesso a molte aree e villaggi, dove ci sono stati scontri e bombardamenti”.
La comunità internazionale sta facendo sempre più pressioni sulla Turchia perché muova i 10mila militari stanziati al confine turco che si trova a poche centinaia di metri a nord di Kobane, ma Ankara insiste nella creazione prima di una zona cuscinetto di 20 chilometri in territorio siriano, nella deposizione di Bashar al-Assad e nella partecipazione via terra anche delle altre forze della coalizione.
L’atteggiamento di Erdogan rimane quindi ambiguo, anche perché Ankara ha avuto un ruolo determinante nella nascita e nello sviluppo dell’Isis, anche facendo transitare sul proprio territorio i combattenti jihadisti provenienti dall’Occidente, dal Caucaso e soprattutto dal Nordafrica, ha fornito assistenza ai feriti, ha concesso il passaggio delle armi e recentemente ha ottenuto la liberazione degli ostaggi turchi, certamente in cambio di qualcosa.
Resta intanto allarmante il dramma dei profughi curdi: 200mila dei 300mila in fuga dalla zona di Kobane hanno cercato rifugio in Turchia, ma sono stati respinti dai militari turchi, di fatto costringendoli ad essere schiacciati fra i reticolati della linea di demarcazione e l’avanzata dei jihadisti.