Spagna. Sanchez ottiene il via libera del parlamento per formare il governo

di Elisabetta Corsi –

Pedro Sanchez alla fine ce l’ha fatta: Il segretario generale del Psoe al terzo tentativo e dopo aver ottenuto la maggioranza semplice al Congresso dei Deputati può finalmente formare un governo. Ha infatti ottenuto la fiducia del parlamento con un risultato risicato (167 a 165) ma sicuramente storico.
Sarà il primo esecutivo di coalizione in questa fase democratica del paese insieme a Unidas Podemos, il cui leader Pablo Iglesias assumerà la carica di vicepremier.
Con la sua nomina si chiude un periodo di dieci mesi instabile, con due elezioni generali e dopo quattro anni di governi in condizioni precarie, in cui la politica si è polarizzata e le istituzioni sono state sottoposte alle maggiori tensioni degli ultimi decenni, con la sfida dell’indipendenza catalana e l’irruzione in Parlamento dell’estrema destra rappresentata da Vox. In serata la presidente del parlamento, Meritxell Batet, comunicherà l’esito della votazione a re Felipe VI e Sanchez ultimerà la composizione del suo Gabinetto.
Come previsto dall’articolo 99 della Costituzione, il voto di oggi ha praticamente ricalcato quello di domenica, cioè della prima votazione, in cui Pedro Sanchez non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Il leader socialista ha ottenuto l’investitura con il sostegno di 167 parlamentari, di cui 120 del suo partito. Questa volta hanno partecipato tutti e 350 i deputati, a differenza di domenica in cui mancava Aina Vidal. La parlamentare di Podemos è affetta da cancro ed è stata riaccolta alla Camera con un applauso da parte di tutta l’assemblea.
L’investitura di Pedro Sanchez e del governo di coalizione di sinistra è stata possibile grazie all’astensione di Esquerra Republicana de Catalunya (il cui leader è in carcere) e di Eh Bildu. Gli indipendentisti catalani hanno utilizzato i loro seggi per strappare al nuovo governo un tavolo di negoziazione bilaterale con la Generalitat, anche se il Psoe insiste sul fatto che essi si troveranno all’interno del quadro costituzionale. “La Spagna non si romperà”, è la prima frase di Sanchez nel presentare il suo programma di governo.
Un fatto che ha sollevato la reazione durissima della destra spagnola, pronta a un’opposizione ferma in parlamento, nelle piazze ma anche nei tribunali. Il premier è stato definito “traditore che si inginocchia davanti ai golpisti”. Altro elemento che ha reso la situazione incandescente è stata l’astensione di Bildu, la sinistra indipendentista basca. Un appoggio indiretto che è bastato per considerare il premier incaricato complice nientemeno che del terrorismo.
Per Sanchez era l’unica possibilità di governo, definita da lui coalizione di progresso e dialogo. Non sarà una legislatura facile, il governo non ha la maggioranza assoluta, per cui dovrà cercare i voti per ogni provvedimento.