Sud Sudan. L’Unicef denuncia l’arruolamento dei bambini soldato, ‘650 dall’inizio del 2016’

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Bambini soldatoDall’inizio del 2016 sono almeno 650 i bambini reclutati dai miliziani in Sud Suda, teatro della guerriglia tra i ribelli nuer del vicepresidente Riek Machar (ieri fuggito all’estero) e i regolari dinka, del presidente Salva Kiir: lo ha denunciato Justin Forsyth, vice direttore esecutivo dell’Unicef, al suo ritorno da una missione a Bentiu e Juba, nel Sud Sudan.
Forsyth ha spiegato che dal 2013 sono circa 16mila i bambini e gli adolescenti prelevati dal loro contesto famigliare ed obbligati ad imbracciare le armi, nonostante l’impegno della comunità internazionale a mettere fine a questa pratica disumana.
“Quando si attraversano le zone rurali del Sud Sudan si vedono ovunque bambini soldato”, ha sottolineato l’esponente dell’Unicef, il quale ha aggiunto che “In queste regioni dell’interno è in corso una massiccia mobilitazione per arruolare più gente possibile nei gruppi armati perché tutti sentono che la violenza sta per esplodere di nuovo e per questo stanno reclutando anche i giovanissimi. Ho conosciuto la famiglia di un bambino soldato appena ritornato che ha raccontato dei tre anni trascorsi all’interno di una milizia e delle violenze che erano costretti a commettere e della atrocità in cui venivano coinvolti. Inclusi stupri e omicidi. Ci vorranno anni per consentire a questi bambini di superare gli orrori a cui sono stati costretti”.
Ha fatto quindi notare che nel 2015 l’Unicef ha supervisionato il rilascio di 1.775 bambini soldato, ma che ora i progressi fatti rischiano di svanire.
A questo di aggiunge il dramma delle decine di migliaia di profughi diretti in Uganda, dove però non sempre le autorità si mostrano disposte ad accoglierli.
Lo scorso 1 giugno il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha stabilito di prorogare di un anno le sanzioni economiche nei confronti delle varie fazioni in lotta nel Sud Sudan: la risoluzione “chiede che i leader del Sud Sudan pienamente e immediatamente aderiscano al cessate il fuoco permanente, in conformità con i loro obblighi derivanti dal contratto” di tregua. Viene inoltre chiesto che il Sud Sudan consenta un “pieno, sicuro e senza ostacoli accesso umanitario per contribuire a garantire la puntualità nella consegna di aiuti umanitari a tutti coloro che ne hanno bisogno”.