Sud Sudan. Scontri intensi annullano il cessate il fuoco

di Manuel Giannantonio –

sud sudan soldati ribelliI ribelli del Sud Sudan hanno lanciato una vasta offensiva per riprendere la città strategica Malakal in mano alle forze del governo, frantumando l’accordo di cessate il fuoco firmato a fine gennaio faticosamente dai belligeranti.
L’offensiva, che l’esercito sud sudanese teme da lunedì, si è avviata nelle prime ore di martedì e sembra essere la più seria violazione della tregua firmata tra il governo di Juba e i ribelli raggruppati con il vice-Presidente Riek Machar. Resta molto difficile controllare la capitale dello Stato petrolifero dell’Alto Nilo.
“Gli scontri sono molto intensi. Ci sono scontri nella periferia della città. È un grande attacco coordinato”, ha indicato una fonte umanitaria martedì mattina, aggiungendo che degli aerei militari sorvolavano la zona per coprire le forze governative.
Il portavoce dell’esercito Philip Aguer, ha confermato l’attacco, senza poter precisare chi controlla effettivamente Malakal.
“È molto chiaro ora che i ribelli non rispettano il cessate il fuoco, che non sono pronti a piegarsi, che non sono pronti ad ascoltare il linguaggio della pace e che pensano che tutto debba risolversi attraverso la forza”, ha denunciato Michael Makuei, il capo della delegazione governativa che collabora con i ribelli di Addis Abeba.
Un portavoce della missione delle Nazioni Unite nel Sud Sudan (Minuss), ha indicato che le basi locali dell’ONU, in cui sono rifugiati migliaia di sfollati, sono state isolate dagli scontri.
“Ci sono delle informazioni secondo le quali il mercato è un fuoco e sembra che i ribelli siano all’interno della città”, ha aggiunto un’altra fonte umanitaria.
Il Sud Sudan è teatro di scontri tra l’esercito reale guidato da Kiir e la ribellione dietro a Riek Machar dal 15 dicembre. Questi scontri hanno già provocato la morte di circa 900 000 sfollati, cominciando dalla capitale Juba estendendosi fino al resto del paese, in particolare negli Stati del Nilo.
Il 23 gennaio, dopo mesi di travagliate negoziazioni ad Addis Abeba, i due campi hanno finalmente accettato di firmare una tregua. Tuttavia, i problemi di fondo che li opponevano devono ancora essere risolti.
“Dal primo giorno, vediamo il governo violare il cessate il fuoco”, ha denunciato martedì il portavoce della delegazione ribelle ad Addis Abeba, Hussein Mar Nyout.
La rivalità politica ha preso velocemente una pericolosa inclinazione etnica: diversi massacri di carattere comunitario che oppongono le due principali tribù del paese sono state denunciate. Sul territorio la situazione resta certamente drammatica per le popolazioni civili. Le decine di migliaia di sfollati dei campi dell’ONU temono le rappresaglie etniche.