Sudan. Accordo con l’Etiopia per risolvere le controversie

di Giuseppe De Santis

Anche se non c’è mai stata una guerra dichiarata tra Etiopia e Sudan, da tempo si assiste ad un crescendo di tensioni, ed anche di recente e diplomazie dei due paesi si sono lanciate reciproche accuse. Sono diversi i motivi degli attriti, ma di recente si è venuta a creare la questione della regione contesa di al-Fashaga, un’ampia area fertile situata sul non delimitato confine tra i due paesi e presso la quale si sono trasferite numerose famiglie di contadini etiopi in fuga dalla guerra del Tigré. A garantire la sicurezza dei contadini etiopi sono le milizie etiopi degli amhara, il gruppo etnico che sostiene il premier Abiy Ahmed, le quali sono venute a scontrarsi con i militari sudanesi.
A tale situazione critica si sovrappone il blocco dei negoziati per la Grand Ethiopian Renaissance Dam etiopica, una mega diga sul Nilo Azzurro attraverso la quale il governo etiope punta a produrre elettricità per il proprio fabbisogno, ma che ha innescato un’escalation politica tra Egitto, Etiopia e Sudan in quanto potrebbe comportare un calo della portata del Nilo.
Per cercare di stemperare il clima teso, in questi giorni si sono incontrati a Khartoum il ministro degli Affari esteri etiope Demeke Mekonnem e il vice presidente del governo di transizione sudanese, il tenente colonnello Mohammed Hamdan Dagalo: i due si sono impegnati a risolvere le loro controversie in maniera pacifica, senza dover ricorrere all’intervento delle forze armate; il governo del Sudan ha anche garantito il suo supporto alla tregua tra l’Etiopia e il Fronte di liberazione del Tigré. Si tratta di un esempio di come negli ultimi anni i paesi africani si stiano impegnando a risolvere le loro controversie senza ricorrere all’intervento di paesi esterni al continente.