SVIZZERA. Parla Blocher, l’autore del referendum anti-europeo

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blocher ChristophChristoph Blocher, leader del partito di destra svizzero Udc e mente dell’iniziativa referendaria che ha portato la Svizzera a scegliere la chiusura delle porte all’”immigrazione di massa”, è intervenuto sulle colonne del Corriere del Ticino in un articolo di Moreno Bernasconi dal titolo “Parla Blocher: ‘È ora di ribellarsi’” per ribadire che “Il voto di domenica 9 febbraio è solo l’inizio di un cammino che deve concretizzare ciò che il popolo svizzero ha deciso mantenendo buone relazioni con i Paesi europei ma uscendo finalmente da un rapporto di tipo coloniale con l’Ue”: “Per troppo tempo sia l’UE che la maggioranza della classe politica svizzera hanno creduto che in un modo o nell’altro noi fossimo membri dell’Unione europea e dovessimo quindi subirne i diktat. Adesso è chiaro che siamo uno Stato sovrano”.
Alla domanda del cronista su quali siano ora le priorità in vista della rinegoziazione con l’Unione europea, Blocher ha risposto che “Per me è chiaro ciò che deve succedere a Bruxelles. Il Consiglio federale e i suoi diplomatici devono cominciare col dire che la Svizzera non è membro dell’Unione europea e neppure intende diventarlo. Che la domanda di adesione persa in qualche cassetto va dichiarata decaduta. Bisogna anzi precisare bene che non siamo membri neppure del mercato unico europeo”. Poi ha aggiunto che “Se Bruxelles vuole disdire tutti gli accordi bilaterali con la Svizzera, è libera di farlo. Il nostro Paese non crollerà per questo”.
Blocher, che ha definito errori dell’Europa sia l’Euro che la libera circolazione delle persone, ha poi spiegato che se si romperanno gli accordi, “dobbiamo valutare settore dopo settore dove vale la pena di battersi. Per quanto riguarda il traffico di transito bisognerà mandare a dire a Bruxelles che il prezzo di 300 franchi a camion che applichiamo oggi ai transiti non potrà più essere mantenuto: bisognerà che paghino il costo reale di 1200 franchi. Poi abbiamo un’iniziativa sulle Alpi che fissa un massimo di transiti a 300.000. Se non abbiamo più l’accordo sul transito, lo applicheremo alla lettera. Crede davvero che l’Olanda, la Germania, l’Italia affonderanno l’accordo sul traffico? I paesi dell’UE oggi fanno la voce grossa, ma alla fin fine hanno interessi da difendere…”.
La decisione assunta dalla Svizzera, che comunque impiegherà circa tre anni per essere concretamente applicata, ha già portato ad una serie di conseguenze inevitabili, come la sospensione della discussione del trattato sull’energia elettrica e l’annunciata esclusione degli studenti svizzeri dal programma Erasmus: è pacifico che se i camion per entrare un Svizzera dovranno pagare 1200 franchi, altrettanto dovranno pagare quelli svizzeri per uscire dal paese.