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In Turchia è in corso un’ampia caccia all’uomo per trovare il terrorista che alle 1.30 della notte di capodanno ha compiuto la strage al club Reina, uccidendo 39 persone e ferendone 69, di cui 4 versano in grave condizioni.
Per quanto le informazioni per i media specie stranieri siano centellinate, la polizia ha diffuso le immagini di un giovane ripreso dalle telecamere, dato come di origine cecena o afgana, ma ancora non è certo che abbia agito da solo. Quasi certamente era un membro dell’Isis, e sparando urlava “Allah Akbar”.
Il ministro dell’Interno ha smentito che sia entrato nel locale vestito da Babbo Natale, mentre viene confermato che l’arma usata è un fucile kalashikov.
Incomprensibilmente sono stati ignorati gli avvertimenti dei servizi segreti che davano come imminente un attacco in un locale della città del Bosforo, con tanto di raccomandazione a tenere chiuso discoteche e club per la notte del capodanno.
Le prime persone a cadere sono state le guardie di sicurezza, poi l’assassino si è scagliato con tutta la sua violenza sui 700 clienti, perlopiù giovani: dei 39 morti 25 sono stranieri, ovvero 7 sauditi, 3 iracheni, 3 giordani, 2 libanesi, una franco-tunisina e il marito tunisino, 2 indiani, uno kuwaitiano, un libico, un siriano, un israeliano, un ventenne belga di origine turca e un canadese-iracheno.
Nella concitazione 5 italiani sono riusciti a mettersi in salvo, una ragazza bresciana è rimasta ferita in modo leggero ad un occhio per via della calca; il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha escluso la presenza di altri italiani.