Ucraina. Amnesty International accusa Zelensky, ‘Civili usati come scudi umani’

Il capo dell’Ong in Ucraina si dimette, ‘L’organizzazione fa propaganda russa’.

di Mariarita Cupersito

Continua a far discutere il rapporto di Amnesty International pubblicato lo scorso 4 agosto e relativo a possibili violazioni da parte dell’esercito ucraino della legge di guerra internazionale nell’ambito delle operazioni di difesa contro l’attacco russo. L’accusa che emerge dal documento è di aver fatto ricorso a presunte tattiche militari che metterebbero in pericolo la popolazione, in quanto implicherebbero l’utilizzo di civili come scudi umani, installando postazioni militari in ospedali, edifici residenziali e scuole. “Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili”, si legge nel rapporto.
Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha definito vergognoso “che un’organizzazione come Amnesty International stia partecipando a questa campagna di disinformazione e propaganda”; lo stesso Presidente ha commentato il rapporto dell’Ong umanitaria come “un’operazione tesa a screditare le forze ucraine, che rischia invece di giustificare gli attacchi indiscriminati di Mosca”.
“Oggi abbiamo visto un rapporto che purtroppo cerca di amnistiare lo Stato terrorista e di spostare la responsabilità dall’aggressore alla vittima”, ha aggiunto. “Se qualcuno scrive un rapporto in cui la vittima e l’aggressore sono presumibilmente uguali in qualcosa, se vengono analizzati alcuni dati sulla vittima e viene ignorato ciò che l’aggressore stava facendo in quel momento, questo non può essere tollerato. Non c’è nessuna condizione, nemmeno ipotetica, per cui qualsiasi attacco russo all’Ucraina diventi giustificato. Se pubblicate tali rapporti manipolativi, allora dovete condividere con loro la responsabilità della morte delle persone”.
La direttrice di Amnesty International Ucraina, Oksana Pokalchuk, ha lasciato l’organizzazione dissociandosi dal rapporto e criticandone la presentazione di Agnès Callamard, Segretario generale della Ong. “Se non vivi in un paese occupato da invasori che lo stanno facendo a pezzi, probabilmente non capisci cosa significhi condannare un esercito di difensori”, ha dichiarato.
Secondo Pokalchuk, la Ong “nel tentativo di proteggere i civili ha involontariamente diffuso una dichiarazione che suona come un sostegno alla narrativa russa, diventandone strumento di propaganda”.
Il rapporto ha suscitato disapprovazione da parte di numerosi esperti e testate giornalistiche, mentre è stato elogiato proprio dalla Russia, che lo ha utilizzato per ribadire la tesi secondo cui gli attacchi contro i civili ucraini sarebbero in realità organizzati dalle forze di Kiev.
Sulla scia dell’indignazione di Kiev e dell’occidente, la Ong ha espresso con un secondo comunicato “dispiacere per avere causato dolore, rabbia e sofferenza” ma al contempo non ha rinunciato a difendere quanto riportato nel rapporto: ogni caso citato caso sarebbe documentato e le coordinate GPS dei vari luoghi interessati da violazioni sarebbero state inviate al ministero della Difesa ucraino. “Abbiamo sfidato il mondo per dimostrare solidarietà all’Ucraina con fatti concreti, e continueremo a farlo”, conclude il comunicato.
Tra le principali critiche mosse al documento, molti osservatori internazionali evidenziano l’esiguo numero di testimonianze riportate e lo scarso approfondimento delle stesse, nonché il fatto che le conclusioni tratte non prendano in considerazione l’effettiva situazione sul campo: varie analisi attesterebbero infatti come l’esercito ucraino abbia evacuato molte città sulla linea del fronte, anche a costo di elevati rischi, e che in diversi villaggi non sono presenti strutture alternative a scuole o ospedali (già in inutilizzati ed evacuati) dove poter ospitare le truppe.
Gli esperti sostengono inoltre che l’esercito ucraino sia costretto a operare in aree in cui non tutti i civili sono stati evacuati e in contesti dove è ormai sfumata la distinzione tra zone di guerra e zone civili, proprio a causa dei molti episodi in cui l’esercito russo ha colpito di propria iniziativa città e obiettivi civili.
In definitiva, Amnesty avrebbe descritto una situazione in cui i soldati ucraini si trovano effettivamente ad alloggiare in edifici civili, ma omettendo buona parte del contesto.
Julian Hayda, giornalista dell’emittente americana NPR, evidenzia che le critiche al rapporto scaturiscono “più da ciò che non dice che da quello che dice”.