Ucraina. Aumentano le tensioni dopo gli attacchi con droni alla Russia

di Alessandro Pompei

Due giorni fa un secondo attacco devastante ha colpito l’Ucraina distruggendo gran parte della sede dell’intelligence militare ucraina sull’isola di Rybalsky. In risposta il capo dell’intelligence ucraina, Kyrylo Budanov, ha promesso una rappresaglia imminente, facendo intendere che i russi avrebbero presto rimpianto le loro azioni. E quella rappresaglia è arrivata sotto forma di un attacco di droni nella regione di Mosca.
Sarebbero, stando a fonti dell’esercito, 32 i droni impiegati, di cui 19 abbattuti, mentre altri 10 non hanno raggiunto l’obiettivo a causa di contromisure elettroniche o incidenti con alberi e linee elettriche. Solo 3 hanno colpito abitazioni civili, due nella città di Mosca e uno in un sobborgo. Fortunatamente, a differenza di Karpaty, un villaggio lontano dal fronte nella Repubblica Popolare di Lugansk nel sud est dell’Ucraina, dove il bombardamento ucraino ha causato 5 morti e 19 feriti tra la popolazione civile, a Mosca non sembrano esserci feriti o persone che abbiano richiesto cure mediche.
I droni utilizzati dall’Ucraina nell’attacco erano principalmente del modello UJ-22 prodotto dalla ucraina “Ukrjet”, con un raggio d’azione massimo di 800 chilometri e la capacità di trasportare da 15 a 20 kg di esplosivo.
Tuttavia una lettura attenta di questi attacchi suggerisce che il loro scopo non è tanto quello di infliggere danni diretti, quanto di dominare l’agenda mediatica e creare l’impressione che gli attacchi siano equivalenti a quelli russi. Questo è un obiettivo che sembra essere stato raggiunto, poiché l’attacco ucraino è stato ampiamente riportato dai media occidentali. Un titolo del giornale italiano Repubblica recitava appunto che “Mosca trema”.
L’assenza di colpi diretti a obiettivi militari e il fatto che siano state colpite alcune abitazioni danno l’impressione che l’attacco sia stato organizzato in modo casuale. Tuttavia questa ipotesi è messa in discussione, poiché è evidente che un drone operante al limite del suo raggio in un’area soggetta a contromisure elettroniche non può essere preciso. Nonostante si dichiari soddisfatto degli attacchi, il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak si è affrettato a negare il coinvolgimento dell’Ucraina, una reazione già sentita in passato.
Per il momento non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte della Russia, e forse non ci saranno. Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, ha commentato che l’attacco è una conseguenza delle recenti azioni russe contro le strutture ucraine e ha lasciato intendere che ciò che è accaduto a Mosca probabilmente non influirà sui piani di Mosca.
Tuttavia è probabile che si assista a un’escalation della risposta militare russa, per altri fatti accaduti sul confine nelle stesse ore dell’attacco a Mosca, per la precisione a Karpaty e Šebekino. L’unica conseguenza reale di tutto ciò è che le possibilità di una soluzione negoziata, già scarse, si allontanano ulteriormente. Alcuni, tra cui il capo della Wagner Evgenij Prigozhin, propongono l’istituzione di una zona cuscinetto lungo tutto il confine, oltre all’annessione delle quattro regioni occupate.
Un evento ancora più significativo è stato il ritorno dei cosiddetti partigiani russi a Šebekino, guidati dagli estremisti di destra Aleksandr Skachkov e Denis Nikitin, noti organizzatori del festival neonazista di Kyev “Fuehrer Night”.
Prima dell’attacco al posto di frontiera, la cittadina russa è stata pesantemente bombardata, causando la distruzione di case e vittime civili.
Secondo diverse fonti, le forze ucraine hanno impiegato carri armati, veicoli da combattimento e veicoli per lo sminamento durante l’attacco, ma tutti sono stati colpiti dall’artiglieria russa. Dopo aver subito diverse perdite, il resto delle truppe ucraine e filo-ucraine è stato costretto alla ritirata.
L’incidente ha portato all’evacuazione dei bambini dalla zona di confine. Come al solito sia la NATO che le forze armate ucraine si lavano le mani, affermando che si tratta di russi che bombardano altri russi e che loro non c’entrano nulla. Resta però ancora aperta la domanda su come sia possibile che ci siano russi in possesso di artiglieria sul territorio ucraino.
Questo tipo di tattiche in realtà dà il via a effetti controproducenti, poiché le persone colpite si rivolgono agli autori dei bombardamenti, non al proprio presidente. In molti potrebbero chiedere un’azione più energica contro chi li attacca anziché la fine del conflitto, e anche coloro che erano indecisi o critici nei confronti dell'”operazione speciale” potrebbero iniziare a sostenerla. La speranza di una soluzione pacifica sembra allontanarsi sempre di più.