Ucraina. Di Maio porta a Guterres il piano italiano per il cessate-il-fuoco

Tra le varie propone il rispetto delle autonomie del Donbass e della minoranza linguistica. Erano elementi previsti negli accordi di Minsk-II, mai rispettati dall'Ucraina.

di Enrico Oliari

Nel suo incontro a New York con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha portato il piano italiano per il cessate-il-fuoco in Ucraina, elaborato dalla Farnesina in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei Ministri. Il documento, il cui senso è stato riportato dal quotidiano La Repubblica, in realtà è più ampio e interessa la sicurezza europea ed internazionale, ma nello specifico per la crisi ucraina esso indica quattro step supervisionare dal Gruppo internazionale di Facilitazione: prevede il cessate-il-fuoco attraverso negoziati e la smilitarizzazione del fronte per poi arrivare alla sospensione delle ostilità; raggiunta la tregua, l’Ucraina verrebbe ad entrare nell’Unione Europea pur mantenendo alcune clausole volte a soddisfare i parametri non ancora raggiunti, mentre il paese resterebbe sotto il profilo militare neutrale e sarebbe quindi definitivamente esclusa la possibilità di adesione alla Nato; si procederebbe quindi con colloqui fra l’Ucraina e la Russia per accordarsi sul Donbass e sulla Crimea: verrebbe riproposta la piena autonomia delle regioni contese sotto al sovranità ucraina, cioè di fatto ripreso l’articolo 11 degli accordi di Minsk-2 mai rispettati dall’Ucraina. Era infatti il 2015 quando l’intesa fra Ucraina, Russia, Francia e Germania, sotto l’egida Osce, stabiliva per Kiev di “Effettuare la riforma costituzionale in Ucraina attraverso l’entrata in vigore, entro la fine del 2015, della nuova costituzione che preveda come elemento cardine la decentralizzazione e prevedere una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk che includa (…) il diritto all’autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei capi delle procure e dei presidenti dei tribunali delle citate aree autonome”.
La mancata tutela della cultura e della minoranza linguistica russe (con tanto di proibizione di parlare russo nei pubblici uffici) è uno degli elementi posti alla base dell'”operazione speciale”, cioè dell’invasione dell’Ucraina di Vladimir Putin.
Il quarto step prevede il ritiro delle forze russe dall’Ucraina, ma anche una nuova intesa per la pace e la sicurezza in Europa, sotto l’egida dell’Osce e dell’Unione Europea.
Di Maio ha fatto presente a Guterres la necessità di un’azione concertata, una strategia quindi opposta a quella attuata finora delle iniziative isolate. Di certo per raggiungere “una soluzione giusta, equa, concordata tra le parti, basata sull’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina” sarà necessario fare quello che non si è voluto fare fino ad oggi a suon di sanzioni e di chiusure: dialogare con la controparte, cioè la Russia.