Ucraina: radici e vista sul palcoscenico europeo

di Carmine Stabile –

La memoria storica del conflitto russofono ripercorre la linea separatista della Guerra Fredda che ha dominato da sovrana gli scenari internazionali per circa mezzo secolo. La longevità parallela di USA e Russia ha portato con sé gli strascichi delle questioni irrisolte da parte dei due blocchi. Tutto ciò, trattiene il globo sull’orlo di un’inguaribile epidemia bellica.

La guerra fredda.
Il periodo della Guerra Fredda nacque in seguito all’uscita vittoriosa dalla Seconda Guerra Mondiale di due blocchi contrapposti che videro schierati da un lato il blocco Anglo-americano e dall’altro lato il blocco URSS.
Il blocco Anglo-americano fu rappresentato dagli USA, potenza mondiale circoscritta da un’apertura democratica, accompagnata dalle più ampie libertà personali. Sul fronte estero la coalizione angloamericana, contrastò l’influenza sovietica attraverso l’adozione della politica del containment. Questo modello politico diede vita ad un mercato mondiale fondato sugli ideali di libera concorrenza, in partnership con le altre democrazie europee. Mentre schierata dalla parte opposta, la principale potenza euro-asiatica del secondo dopoguerra: l’URSS. Paese comunista a partito unico, fondato su un modello economico pianificato e centralizzato, e con un’etica anti-individualistica fondata sulla disciplina e sul sacrificio. Il mondo del secondo dopoguerra fu diviso in due. Sul palcoscenico entrambi gli schieramenti sopravvalutarono la forza e le capacità l’uno dell’altro, portando alla nascita di due campi rivali, destinati a dar vita alla costituzione di un nuovo ordine mondiale, tendenzialmente bipolare. Il nuovo assetto bipolare, fu un ordine di fatto e non di diritto che vide contrapporsi per oltre quarant’anni, il mondo libero e quello socialista, ossia l’imperialismo americano e il totalitarismo sovietico, comportando così il calare di una cortina di ferro.

Dissoluzione dell’URSS e approccio europeista.
Con il crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale e la dissoluzione dell’URSS, si pose fine alla politica dei blocchi. Si giunse al termine delle ragioni geopolitiche e di quelle ideologie. La storia dei paesi dell’Europa dell’Est e della loro estensione è racchiusa nel loro approccio verso l’UE e la Nato. Questo approccio riguarda il quarto, il quinto e il sesto allargamento dell’UE. In queste varie fasi di apertura, un susseguirsi di paesi entrò a far parte del cerchio della Comunità Europea. Il progresso d’adesione al pacchetto euro-atlantico fu crescente nel tempo. L’alleanza atlantica si avvicinò sempre di più a quei confini territoriali, sui quali un tempo fu deciso di non doversi avvicinare più del dovuto. La pressione atlantica, fu la conseguenza dell’espansionismo russo nella guerra ucraina.

Le radici storiche dell’Ucraina.
Gli albori del soqquadro geopolitico tra Russia e Ucraina, ripercorrono le tappe della costituzione dell’Europa orientale. Il punto nevralgico della questione, idealizza due territori da sempre sotto la stessa influenza culturale e storica. L’approccio storiografico, proietta un vasto territorio che nel corso dei secoli è stato attraversato da innumerevoli conflitti. Dalla reggenza di “Daniil Aleksandrovič” primo principe di Mosca, all’ultimo imperatore russo “Nicola II Romanov”, l’embrione filorusso innestò radici salde nel corso del tempo, impiantando una matrice di stampo tirannico. L’essenza della nascita ucraina, è legata al sentimentalismo culturale, inteso come rivalutazione dei valori all’interno di un popolo che sentì l’esigenza di costituire un proprio ordine sociale. La rivoluzione ideologica porta il nome di Taras Ševčenko, poeta ed emblema dell’Ucraina del XIX secolo. Ševčenko incarnò la figura di profeta nazionale, fautore dell’autodeterminazione culturale del popolo ucraino. La sua corrente d’influenza in grado di penetrare l’élites ucraine, fu definita “ucrainofilismo endogeno” terminologia che segnò la nascita della letteratura laica in lingua piccola russa.

La sfera d’influenza NATO.
L’Ucraina con i suoi settecentomila chilometri quadrati, è il secondo stato più grande d’Europa per estensione. L’influenza sovietica ha dominato per anni l’animo dei circa quarantasette milioni di abitanti che vivono nel granaio d’Europa. L’Ucraina nel corso del tempo ha svolto la funzione di stato mediatore. Da sempre è stato concepito come ammortizzatore bellico, volto a fare gli interessi occidentali e orientali; fungendo da ago della bilancia negli interessi datati Guerra Fredda. L’orientamento politico di Kiev abbandonò da tempo la sfera d’influenza moscovita, virando verso quella euro-atlantica. I modelli sociali e culturali dell’occidente, giocarono un ruolo fondamentale, dando sicurezza all’élites ucraine. La svolta politica degli ultimi anni fu Volodymyr Zelens’kyj, che con il 73% dei consensi sul presidente uscente Petro Porošenko, portò venti di cambiamento a Palazzo Mariinskij. Subito dopo l’elezione di Zelens’kyj, l’orientamento politico del paese assunse una linea occidentale, accompagnata dalla spinta Nato. L’alleanza atlantica supporta da tempo il governo e i confini territoriali dello stato dell’esteuropeo. In seguito agli accadimenti bellici del 2022, si è rafforzata la sinergia con i gabinetti euro-atlantici, sia dal punto di vista diplomatico e sia dal punto di vista militare, supervisionando in maniera costante gli avvenimenti e la possibile entrata di Kiev all’interno dell’alleanza, discussa nel luglio 2023 durante il vertice Vilnius.

Bruxelles tende la mano a Kiev e Chișinău.
Il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, durante una conferenza stampa ha annunciato “la svolta storica” per l’Ucraina e la Moldova, raccomandando al Consiglio “l’apertura dei negoziati” di adesione all’Ue che porterebbe al settimo allargamento. L’ultimo allargamento fu quello del 1° luglio 2013 che vide l’entrata della Croazia. Un’attesa che si è protratta per dieci anni e che è arrivata alla quarta fase del processo d’adesione ossia: i “negoziati”.
In cosa consiste l’iter d’ingresso di un Paese all’interno dell’Ue?
Ogni Paese che intende intraprendere il percorso d’inserimento all’interno dell’Ue, deve seguire il seguente iter procedurale: la domanda, il parere da parte della Commissione europea, lo status di candidato, i negoziati e l’adesione.
La domanda – può essere posta dallo Stato europeo interessato che rispetta i valori dell’Ue quali: rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Il parere della Commissione europea: sentito il Consiglio europeo, la Commissione europea emette un parere sulla domanda pronunziata da parte del Paese che ha manifestato interesse. Lo status di candidato: viene concesso dal Consiglio in seguito al parere da parte della Commissione ed è soggetto ad approvazione da parte del Consiglio. Affinchè uno Stato possa avvalersi dello status da candidato deve poter soddisfare tre criteri quali: politico, economico e di riforma. Il criterio politico deve rispondere del rispetto dei principi europei; per il criterio economico deve sussistere un’economia di mercato e di libera concorrenza, mentre per il criterio di riforma lo Stato deve essere in grado di accettare gli obblighi d’adesione e mettere in atto le politiche europee di carattere comunitario. I negoziati: iniziano in seguito ad una decisione unanime da parte del Consiglio europeo. Si svolgono mediante “conferenze” tra i governi dei Paesi Ue e quello del Paese candidato. Alla radice dei negoziati si pone l’Acquis, ossia la colonna vertebrale del diritto europeo, costituito dai diritti e dagli obblighi comuni che i Paesi candidati devono aver accettato prima di poter aderire all’Ue. L’Acquis a sua volta è suddiviso in settori o anche chiamati “capitoli tematici” che racchiudono attualmente 35 aree politiche tra cui: la libera circolazione delle merci, dei lavoratori e dei capitali, gli appalti pubblici, i servizi finanziari, il diritto societario. Tutti questi capitoli servono ad attuare in modo efficace ed efficiente i negoziati. Infine, come ultimo checkpoint troviamo il trattato d’adesione che viene stipulato in seguito alla chiusura di tutti i capitoli all’interno di un pacchetto. L’adesione deve ricevere due approvazioni. La prima “unanime” da parte del Consiglio europeo e la seconda da parte del Parlamento europeo. In seguito a tali approvazioni tutti i Paesi membri compreso il paese aderente possono apporre la firma d’adesione sul trattato. Gli stessi successivamente procederanno alla ratifica del trattato. Soltanto in seguito a tali procedure il trattato potrà considerarsi in “vigore”.
Ad oggi, le posizioni di Ucraina e Moldova lasciano ben sperare per un settimo allargamento da parte dell’Ue che deve prepararsi in vista di un futuro non molto lontano a dover fronteggiare i colossi dell’asse orientale.