Ucraina. Stoltenberg “ordina” a Zelensky di non cedere la Crimea

di Enrico Oliari

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato ieri sera che accetterebbe, nel quadro della risoluzione del conflitto con la Russia, un “ritorno ai confini del 23 febbraio”, cioè a prima dello scoppio della guerra. Si tratta di un’affermazione importante, in quanto aprirebbe al riconoscimento ucraino della Crimea come parte del territorio russo, come pure ad un’ipotetica creazione delle autonomie di Lugansk e di Donetsk, cosa prevista per il 2015 dagli accordi di Minsk-2, mai rispettati da Kiev.
Contro l’ipotesi del riconoscimento ucraino della Crimea come parte della Russia (cosa che de facto è già) si è scagliato il segretario della Nato Jens Stoltenberg, che al tedesco Welt am Sonntag ha dichiarato: “i paesi Nato non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea, è una cosa a cui ci siamo sempre opposti”.
Stoltenberg ha inoltre paventato un aggravamento del conflitto nelle prossime settimane, e già il presidente Usa Joe Biden ha annunciato per le prossime ore la firma di una legge che accelera la vendita di armi all’Ucraina.
Ancora oggi sono caduti missili su diverse città ucraine tra cui Odessa, mentre un razzo ucraino ha centrato una fregata russa al largo dell’isola dei Serpenti, mandandola a fuoco. Quest’ultimo fatto è stato tuttavia smentito dalle fonti russe.
Intanto a Mariupol è terminata l’evacuazione dei civili dall’impianto siderurgico dell’Azovtal, dove sono asserragliati diversi combattenti del battaglione dichiaratamente neonazista Azov, in cui militano anche stranieri.