Uganda. Arrestato il generale Henry Tumukunde, candidato alla presidenza

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi la polizia ugandese ha arrestato Henry Tumukunde, un generale in pensione che ha intenzione di candidarsi alla presidenza, con l’accusa di sospetto tradimento per aver cercato di ottenere il sostegno del governo ruandese. Il generale è stato arrestato in un’operazione congiunta di militari e di polizia dell’antiterrorismo del SFC (Special Forces Command).
Secondo la polizia, il candidato presidente è stato accusato di tradimento a seguito delle dichiarazioni fatte in una serie di interviste radiofoniche e televisive in cui si presume abbia chiesto il sostegno di un paese vicino per sostenerlo nel rimuovere l’attuale leadership con o senza il voto.
Il suo avvocato, Alex Luganda, tuttavia, ha affermato che le dichiarazioni fatte dal generale Tumukunde sono chiare e che non rientrano in alcun modo nella sfera del reato di tradimento dopo aver affermato che il Ruanda avrebbe dovuto sostenere il cambio di regime in Uganda.
Il candidato presidente ha anche affermato di essere disposto a lavorare con chiunque voglia portare un cambiamento in Uganda, compresi gli altri aspiranti leader alla presidenza e i diversi partiti dell’opposizione.
Infatti il generale Tumukunde non ha mai chiesto la guerra in nessuna delle espressioni che ha usato. Ricordiamo che le relazioni tra Uganda e Ruanda sono tese da più di un anno a causa delle reciproche accuse di sostegno ai dissidenti del paese rivale.
Le relazioni tra i 2 paesi dell’Africa orientale si sono inasprite nell’ultimo anno in seguito alle accuse da parte di entrambe le parti di spionaggio e intromissione politica. Alcuni membri dei servizi di intelligence ugandese credono che una serie di omicidi di alto profilo, tra cui l’uccisione di un ufficiale di polizia e di funzionari governativi, siano stati perpetrati dal governo ruandese.
Nel frattempo, Kigali ha continuamente accusato Kampala di sostenere gruppi ribelli contrari al governo di Kagame, tra cui il RNC (Rwanda National Congress) e il FDLR (Democratic Forces for the Liberation of Rwanda).
Lo scorso anno la SCU (Supreme Court of Uganda) ha confermato la decisione di rimuovere il limite di età di 75 anni per i contendenti presidenziali, aprendo la strada a Museveni per correre di nuovo nel 2021 all’età di 76 anni. Museveni è salito al potere nel 1986 e fino ad ora lo ha mantenuto.
Il suo governo era stato esteso a un quinto mandato nelle elezioni del 2016, quando Museveni, candidato del NRM (National Resistance Movement) ha vinto le elezioni con il 60,8%, contro il 35,4% del dott. Kizza Besigye, del FDC (Forum for Democratic Change). In terza posizione è arrivato l’ex primo ministro Amama Mbabazi con l’1,4%.
L’Uganda, sotto il dominio di Museveni, ha una lunga storia di repressione ed è per questa ragione che i partiti di opposizione ugandesi incontreranno il primo ministro Ruhakana Rugunda per discutere delle violenze perpetrate dall’esercito e dai sostenitori del regime prima delle elezioni generali del 2021.
La violenza contro l’opposizione in Uganda negli ultimi 10 anni è stata spaventosa ed è stata la più sanguinaria di tutta l’Africa per un paese che non ha vissuto una guerra civile.
Persino in Mozambico e in Angola, dove i partiti al potere hanno dovuto affrontare lotte più sanguinose di quelle ugandesi la vita per i leader dell’opposizione non è mai stata così pericolosa.
In questa logica di eliminazione dell’opposizione rientra anche l’arresto del generale Henry Tumukunde e delle altre persone del suo staff compresi i suoi figli e il deputato del Nord di Tororo, Nyakecho Annet.
La polizia non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione sul perché i figli del generale siano stati coinvolti nell’arresto. Ricordiamo che Tumukunde la scorsa settimana ha annunciato la sua candidatura come presidente alle elezioni generali nel 2021.
In una logica autoritaria gli arresti in corso in questi giorni devono spaventare i sostenitori dell’opposizione al regime ugandese come è accaduto in passato con i sostenitori dell’ex candidato alla presidenza Kizza Besigye e del deputato Robert Kyagulanyi aka Bobi.