Uganda. La Corte Costituzionale ha iniziato l’esame del ricorso contro l’AHA

di Alberto Galvi

La Corte costituzionale ugandese ha iniziato ad esaminare un ricorso contro l’AHA (Anti-Homosessuality Act), la legge anti-gay che prevede la pena di morte per alcuni atti omosessuali e 20 anni di carcere per “promozione” dell’omosessualità. La legge anti-gay ha scatenato le critiche delle Nazioni Unite e ha portato a restrizioni sui visti negli Stati Uniti per i funzionari governativi.
I cinque giudici della Corte costituzionale ugandese informeranno i diretti interessati quando la sentenza sarà emessa. Tra i firmatari che chiedono l’annullamento della legge figurano diversi attivisti per i diritti umani e due legislatori del partito Movimento di Resistenza Nazionale di Museveni.
I ricorrenti sostengono che la legge violi i diritti costituzionalmente garantiti, e che non vi sia stata sufficiente consultazione e partecipazione pubblica nel processo della sua attuazione. L’AHA è stato convertito in legge dal presidente Yoweri Museveni lo scorso maggio. Almeno cinque persone sono state finora accusate ai sensi della legge.
L’Uganda ha adottato una delle leggi più dure al mondo contro l’omosessualità, suscitando proteste da parte dei difensori dei diritti e delle potenze occidentali. Il presidente Yoweri Museveni accusa l’occidente di cercare di fare pressione sull’Africa affinché accetti l’omosessualità.
Tra gli imputati figurano il procuratore generale dell’Uganda e un pastore cristiano, al quale la Corte ha concesso lo status di coimputato. I rapporti tra persone dello stesso sesso sono illegali in Uganda come in più di 30 paesi africani.