Uganda. Minacce pre-elettorali alla libertà d’espressione

di Emanuel Garavello

Museveni yoveriIl 18 febbraio 15 milioni di ugandesi saranno chiamati alle urne per decidere l’identità del prossimo presidente della repubblica africana. L’attuale presidente Yoweri Museveni concorre per una nuova elezione che estenderebbe il suo governo trentennale al quinto mandato consecutivo.
Nonostante la concorrenza di sette candidati, le stime indicano una nuova vittoria del Movimento di Resistenza Nazionale (MRN) di Museveni, la cui politica continua a sollevare critiche da parte della società civile costituendo un pericolo per le libertà fondamentali del popolo ugandese. Human Rights Watch, in un report pubblicato nel weekend, denuncia le crescenti minacce e intimidazioni a cui sono soggetti attivisti e giornalisti all’approssimarsi della data delle elezioni. Secondo il rapporto, i giornalisti dissidenti sono stati minacciati, sospesi o licenziati e numerosi giornali indipendenti sono stati chiusi. I membri del MRN offrono denaro in cambio di una copertura delle notizie favorevole al partito, coinvolgendo in particolare i media radiofonici che rappresentano la fonte preferenziale di notizie della larga fetta illetterata della popolazione. Gli episodi di violenza che si sono verificati nei mesi scorsi hanno visto inoltre l’utilizzo delle forze di polizia per ostacolare il dibattito politico.
Maria Burnett, Senior Africa Researcher di Human Rights Watch ha commentato che “come possono tenersi libere elezioni se i media non possono criticare il partito al potere o i leader di governo senza temere ripercussioni?”.
Oltre a pregiudicare lo svolgimento democratico del processo elettorale, la situazione rischia di portare l’Uganda verso uno scenario più preoccupante. In un recente discorso Amama Mbabazi, ex primo ministro che concorre in modo indipendente alle elezioni, ha nominato nove tra i suoi sostenitori che sono presumibilmente stati aggrediti, arrestati, e persino uccisi. “Ovunque siamo stati, abbiamo vissuto atti di violenza. La polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili veri per fermare i manifestanti che partecipavano ai nostri comizi. Chiediamo al presidente Museveni di fermare queste barbarie. Se non agisce, allora la gente sarà costretta a sollevarsi, a quel punto nessuno sa cosa potrebbe succedere.”
La situazione in Uganda riporta l’attenzione su di un più diffuso deficit democratico nel continente africano, che vede una generazione post-coloniale di leader il cui attaccamento al potere rischia di portare i rispettivi Paesi alla destabilizzazione politica. Paul Kagame, presidente del Burundi in carica dal 1994, ha annunciato che concorrerà per un terzo mandato alle elezioni del prossimo anno, per cui si è aperta un’era di tensioni politiche ed interfoniche con indicibili violenze. Poco più a nord, in Rwanda, l’ambizione (anticostituzionale) di Pierre Nkurunziza per un terzo mandato sta portando il Paese sull’orlo di una nuova guerra civile.

Nella foto: Yoweri Museveni.