Usa. Discorso dell’unione: Trump parla di “noi”, ma non molla sul muro

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Non sono emerse particolari novità nel secondo discorso sullo stato dell’unione del presidente Usa Donald Trump, nulla che già non fosse noto fatto salvo la data dell’incontro in Vietnam con il leader nordcoreano Kim Jong-un.
Ai membri del Congresso, in maggioranza democratici, Trump ha chiesto di smettere con i battibecchi e le indagini di parte nei suoi confronti, cose che alimentano un clima di caccia alle streghe che rischia di bloccare il paese ed intaccarne il futuro. Ha parlato di “noi”, spiegando che per “milioni di persone che ci guardano dobbiamo essere una nazione e non due partiti”, ma per il presidente Usa il muro con il Messico resta una priorità per la sicurezza del paese, “Sarà costruito perché abbiamo il dovere morale di creare un sistema immigratorio che protegga le vite e il lavoro dei nostri cittadini”. Lo si farà, anche a rischio di un nuovo shutdown, che potrebbe innescarsi per la mancanza di finanziamenti con la scadenza del 15 febbraio.
Trump ha voluto rammentare i suoi successi in campo economico e il miracolo che sta vivendo il paese, i “5,3 milioni di posti di lavoro creati, gli aumenti salariali più forti da un decennio, la disoccupazione ai minimi da mezzo secolo”: la sua riforma fiscale, l’uscita dalle rigide norme ambientali hanno favorito il rilancio degli Usa, il quale tuttavia può essere fermato “dalle guerre, o dalla politica, o dalle ridicole e faziose inchieste giudiziarie”.
Suoi meriti anche la sconfitta dell’Isis e gli accordi in corso con i talebani per il disimpegno dall’Afghanistan.