Usa. Fuga di documenti classificati sulla crisi ucraina. Aperta un’inchiesta

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Puntualmente da parte ucraina è sempre stato aggiornato il numero delle perdite inflitte alle forze di invasione russe: 170 mila tra militari e mercenari uccisi, secondo i vertici militari di Kiev, più un numero crescente di armamenti di ogni genere.
Più prudenti a dare i dati relativi alle proprie perdite, anche per motivi legati al segreto militare, i comandi ucraini.
Nella guerra ibrida di informazione e disinformazione (realtà che da sempre caratterizza entrambe le parti in guerra) sono trapelati dal Pentagono documenti classificati con dettagli di operazioni, posizioni delle truppe, ruoli, armi, costi e perdite dell’alleanza che sostiene le forze ucraine, in un momento in cui si sta preparando la controffensiva.
I documenti, per il Washington Post destinati al generale Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, tolgono uno zero alle cifre riportate dall’Ucraina, per cui sarebbero 17.500 i russi uccisi in guerra, come ipotizzato qualche settimana fa anche da importanti media come la Bbc. Indicano anche che i militari ucraini sarebbero a corto di munizioni.
Al di là delle cifre, è allarme negli Usa per la diffusione dei documenti classificati, per cui è stata annunciata un’inchiesta dal dipartimento della Difesa ed è stato levato il pass alla moltitudine di addetti del Pentagono che aveva accesso ai documenti, lasciandolo a pochi fidati.
Senza per forza entrare nel complottiamo, va detto che tali documenti vanno presi con le pinze, dal momento che potrebbero essere stati diffusi ad arte, dai russi o più probabilmente dagli americani, quasi certamente ritoccati per sviare il nemico.
Sul campo intanto si continua a combattere, con missili e droni che colpiscono obiettivi, anche civili, da entrambe le parti. Il centro dello scontro continua ad essere la città di Bakhmut, ma anche Lyman, Avdiivka e Marinka, sempre nella regione di Donetsk, si combatte casa per casa con perdite ingenti sia per i russi che per gli ucraini.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha fatto capire che al momento non è prevista la tregua per la Pasqua ortodossa, che cade il 16 aprile.