Usa. La Corte suprema boccia l’aborto, ma permette di girare armati

Noury (Amnesty International) all'agenzia Dire, 'la Corte suprema si prende molta cura delle persone che ancora devono nascere mentre se ne dimentica nel momento in cui poi nascono, senza preoccuparsi se rischiano di essere uccise'.

di Enrico Oliari

Cortei ed altre forme di protesta negli Usa a seguito della decisione della Corte suprema di abolire il diritto all’aborto, sancito nel 1973 con la sentenza “Roe vs Wade”, delegando la materia ai singoli stati.
La maggioranza dei giudici della Corte, 6 su 3, hanno infatti rilevato che nella Costituzione degli Usa non è sancito il diritto all’aborto, per cui si prevede che già da subito diversi stati non tutti a maggioranza repubblicana introdurranno, seppure in modo diverso, il divieto a interrompere volontariamente la gravidanza.
In Luisiana il governatore è il democraico John Bel Edwards, e lì è già pronta una legge ad entrare in vigore da subito; stessa cosa per il Kentucky, dove a governare è il democratico Andy Beshea, e il South Dakota, dove alla guida è invece la repubblicana Kristi Noem, ma è certo che nell’arco delle prossime settimane seguiranno almeno 23 stati con un dedalo di progetti di legge e leggi che erano già state approvate ma fermate in attesa della sentenza della Corte suprema. I provvedimenti non saranno quindi omogenei, e ad esempio in alcuni stati non si potrà superare la sesta settimana di gravidanza per abortire, mentre in altri il divieto sarà assoluto.
La sentenza arriva nel pieno del dibattito sulla libertà di detenere armi a seguito delle numerose stragi compiute nelle scuole, e volendola guardare da fuori la cosa rappresenta un’incoerenza tutta americana, con milioni di donne che ora dovranno fare migliaia di chilometri per abortire in sicurezza e in modo legale.
Il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury ha spiegato all’agenzia Dire che siamo davanti a “Anni e anni di narrazione e di propaganda politica contro l’autonomia delle donne sul loro corpo, il loro futuro e il loro benessere: da questo dipenderebbe la decisione che ha assunto la Corte Suprema degli Stati Uniti”.
Noury ha osservato che fino ad oggi i songoli Stati non potevano vietare l’aborto con norme proprie, e all’agenzia Dire ha parlato di “sentenza orribile” e “giorno cupo nella storia dei diritti umani negli Stati Uniti”.
Secondo Noury, ora “cresce la prospettiva” per le donne che resteranno incinte di dover essere “costrette a portare a termine la gravidanza, arrivando magari a cercare di abortire di nascosto in modo non solo illegale ma insicuro” per la salute.
Inoltre secondo Noury la decisione della Corte “apre la strada a nuove criminalizzazioni dell’aborto a livello statale. Già nel 2021 abbiamo osservato un’ondata di leggi che negli Usa rendono l’aborto reato. In questo modo gli Stati Uniti rischiano di entrare a far parte di quel gruppo di Paesi come El Salvador o Malta, dove è impossibile abortire se non andando incontro a sanzioni giudiziarie”.
E’ anche “incredibile” per il portavoce di Amnesty che “solo il giorno prima, la Corte suprema ha annullato una delle poche leggi sensate in materia di possesso di armi nello Stato di New York, che prevedeva che una persona, per girare armata in pubblico senza mostrare di essere armata, dovesse avere un valido motivo”. La Corte Suprema ha invece stabilito che tale presupposto “non interessa, in quanto il secondo emendamento alla Costituzione americana difende il diritto di poter girare armati”.
La morale di questa vicenda per il responsabile di Amnesty sembrerebbe dunque che “la Corte suprema si prende molta cura delle persone che ancora devono nascere mentre se ne dimentica nel momento in cui poi nascono, senza preoccuparsi se rischiano di essere uccise. Ricordiamoci cosa è successo a Uvalde neanche un mese fa”. Noury si riferisce alla cittadina del Texas dove il 24 maggio un uomo armato è entrato in una scuola elementare e ha ucciso una ventina di persone tra alunni e insegnanti.
In una nota Tahar Demant, di Amnesty International Usa ha ribadito che “a prescindere da quanto possa dire la Corte suprema, l’aborto resta un diritto umano e gli Stati di ogni parte del mondo sono obbligati a rispettarlo. Una vasta maggioranza degli americani e delle americane la pensa allo stesso modo e dissente dalla sentenza”.