Usa. L’abolizione del diritto all’aborto: decisione radicale della Corte Suprema

Dalla clamorosa fuga di notizie agli strali di Kamala Harris.

di Domenico Maceri * –

SAN LUIS OBISPO (Usa). “Gli avversari di Roe vogliono punire le donne e eliminare i loro diritti di decidere del loro corpo”. Così ha tuonato la vice presidente degli Stati Uniti Kamala Harris all’indomani della rivelazione del media Politico secondo la Corte Suprema si sarebbe apprestata a revocare “Roe Vs. Wade”, la legge del 1973 che garantisce alle donne il diritto di interrompere la gravidanza. La rivelazione è venuta a galla per una fuga di notizie: si tratta di una bozza di 98 pagine con comunicazioni dei giudici in cui appare chiara l’intenzione di revocare la legge che garantisce il diritto all’aborto. L’autore della bozza, il giudice italo-americano Samuel Alito, ha scritto che “Roe era clamorosamente errata dall’inizio”, anche perché la Costituzione americana non parla di aborto. Ciò è vero ma ci sono non pochi diritti di cui usufruiscono gli americani di oggi che non sono inclusi specificamente nella Costituzione.
Le discussioni dei giudici sarebbero dovute rimanere segrete per poi culminare in un annuncio ufficiale in estate. Il presidente della Corte Suprema John Roberts è ovviamente deluso dalla trasgressione e ha avviato un’inchiesta per scoprire chi sia stato a rivelare informazioni segretissime. La fuga di notizie ha pesato sulla reputazione del più alto tribunale, la cui approvazione è scesa al 40%, 18 punti in meno dell’anno scorso. La conferma di tre giudici durante l’amministrazione di Donald Trump è stata contenziosa, ma alla fine si è arrivati a una maggioranza conservatrice schiacciante, di 6 a 3. L’orientamento conservatore della Corte era dunque già noto e la sentenza emersa dalla bozza, non ancora definitiva, lo conferma. Il voto preliminare favorevole includerebbe Samuel Alito, autore della bozza, Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. I tre voti contrari sarebbero quelli di Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan, mentre Roberts sembrerebbe indeciso.
La notizia ottenuta da Politico è storica, anche se in passato si erano ottenuti suggerimenti su sentenze che la Corte stava considerando. Gli analisti stanno speculando sulla possibile fonte. Si crede che potrebbe essere venuta da qualcuno con tendenze di destra il quale voleva cementare l’orientamento espresso nelle considerazioni iniziali: l’annuncio del voto preliminare espresso nella bozza diverrebbe difficile da cambiare per i cinque giudici favorevoli all’eliminazione del diritto all’aborto, sarebbero accusati di avere subito pressioni politiche.
Altri hanno speculato che la fonte anonima sia di sinistra. In questo caso si tratterebbe di creare “rumore” per mettere pressione sui giudici, specialmente fra gli ultimi tre nominati da Trump, ossia Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barrett. I primi due potrebbero tentennare e cambiare idea nella stesura finale. Kavanaugh in particolare sarebbe suscettibile a ricredersi poiché prima del voto della sua conferma nel 2018 aveva chiarito alla senatrice Susan Collins (Maine) che le decisioni precedenti della Corte Suprema non sarebbero state ridimensionate senza una serie considerazioni. Kavanaugh aveva detto che i principi legali precedenti “forniscono stabilità, prevedibilità e giustizia”. Una legge che dura da 50 anni entra in questa dinamica.
I tre giudici nominati da Trump avevano indicato che “Roe Vs. Wade” era già legge, stabilita 50 anni prima, e che non la avrebbero toccato. Kavanaugh in particolare aveva promesso a Collins che non avrebbe votato per l’annullamento. La senatrice è in questi giorni sotto pressione per aver fornito uno dei due voti decisivi per la sua conferma (50-48). I giudici della Corte Suprema però sono responsabili solo di se stessi dal punto di vista etico, e hanno una carica a vita eccetto nel rarissimo caso di impeachment per condotta estremamente illegale. Quindi una volta confermati possono agire indipendentemente anche se tendono a seguire l’ideologia del presidente che li ha nominati. Questa indipendenza ci è stata confermata nell’elezione del 2020, nella quale la Corte Suprema, con l’attuale maggioranza repubblicana, non è intervenuta per aiutare Trump nel suo vano tentativo di ribaltare il risultato espresso alle urne.
L’altro effetto della rivelazione sarebbe di servire da campanello di allarme per le prossime elezioni di midterm, a novembre. La revoca del diritto all’aborto potrebbe divenire dominante nella campagna politica dei democratici che sposterebbero il baricentro dall’economia verso una tematica a loro favorevole. Il diritto all’aborto trova il favore di 2 americani su 3 e potrebbe rivelarsi la carta vincente. I democratici infuocherebbero una campagna politica dipingendo i loro avversari repubblicani come un partito estremista che mette libri al bando, elimina i diritti delle donne, e prenderebbe altre posizioni estremiste tentando di eliminare i matrimoni gay, i contraccettivi, ed altre posizioni al di fuori dalla tradizione dell’americano medio.
L’annullamento di “Roe Vs. Wade” darebbe la libertà agli Stati di gestire la problematica senza controlli federali. Più di una ventina di Stati dominati da repubblicani proibirebbero l’aborto persino in casi di incesto, stupro o altre situazioni che potrebbero mettere a rischio la vita della madre. Colpirebbe direttamente le donne povere e di colore, poiché quelle benestanti avrebbero le risorse per viaggiare altrove per interrompere la gravidanza. Per lo stesso motivo non toccherebbe direttamente le figlie, le nipoti e le compagne dei membri della Corte Suprema o dei legislatori repubblicani, i quali pretendono di avere il potere di legiferare sul corpo delle donne.
Lo ha ricordato la stessa Harris durante l’audizione al Senato sulla conferma di Kavanaugh. L’allora senatrice della California gli chiese se poteva identificare una legge che conferisse al governo di prendere decisioni sul corpo degli uomini. Kavanaugh cercò di parlare, balbettando, ma alla fine fu costretto ad ammettere che queste leggi non esistevano. L’eliminazione del diritto all’aborto tuttavia si riversa in qualche modo anche donne benestanti, poiché le riporta a una situazione di cittadini di seconda categoria. Ma questo non sembra preoccupare la probabile maggioranza della Corte Suprema né coloro che li sostengono.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.