Usa. Mid-term, a Stampa Estera conseguenze voto per Europa e Italia

di Carlo Rebecchi * –

Negli USA il Partito Democratico e il Partito Repubblicano si contenderanno martedì prossimo nelle elezioni di mid-team la maggioranza al Senato con un voto che avrà conseguenze concrete per l’Europa e, quindi, anche per l’Italia. Il risultato non potrà non influire infatti sull’approccio degli Stati Uniti circa la guerra in Ucraina e, indirettamente, sull’eventuale decisione di Donald Trump di ricandidarsi di nuovo tra due anni per ritornare la Casa Bianca. Questo quanto emerso da una dibattito dei giornalisti dell’Associazione della Stampa Estera con tre esperti di politica statunitense: Alessia Ardesi, della Georgetown Univesity; Lucio Martino della John Cabot University; Germano Dottori, del consiglio scientifico di Limes.
Nessuno degli esperti si è sbilanciato sull’esito del voto, che si preannuncia incertissimo. Oggi democratici e repubblicani si spartiscono equamente il numero di senatori, 50 a 50. Con il voto di martedì ne verranno rinnovati 35, e secondo esperti e sondaggi i seggi decisivi saranno quelli di Georgia, Arizona, Nevada, Pennsylvania, North Carolina, Wisconsin e Ohio, sui quali nessuno degli esperti ha azzardato previsioni
Il dibattito, coordinato dal giornalista americano Andrew Spannaus, si è concentrato soprattutto sulla possibilità che il Partito Repubblicano possa conquistare la maggioranza al Senato, un possibile trampolino utilizzabile da Donald Trump per ricandidarsi.
A proposito dell’ultimo ex presidente degli USA, Germano Dottori ha affermato che con Trump presidente l’invasione dell’Ucraina ad opera della Federazione russa “non ci sarebbe stata” perché Trump non avrebbe respinto tutte le richieste di dialogo avanzate da Putin, come fatto dal suo successore Joe Biden, ma avrebbe negoziato con il presidente russo.
Tutti d’accordo sul fatto che “agli Stati Uniti piace un atlantismo forte ed un’Europa debole” e a questo proposito Alessia Ardesi ha sottolineato il favore con il quale negli Stati Uniti, e non solo da parte dei repubblicani, è stata accolta la nomina di Giorgia Meloni a premier, “amica convinta degli Stati Uniti non da ora ma da molti anni”.
Circa i rapporti degli Stati Uniti con i Paesi europei, Lucio Martino ha sottolineato alcune “crepe” con la Germania per il programma di riarmo annunciato da Berlino.
Quanto all’Italia, Dottori ha messo in evidenza due punti: che l’interesse dell’Italia è “che la guerra finisca presto e, almeno nel medio periodo, si possano riprendere le relazioni con una Russia sconfitta ma non troppo”; e che il quadro geopolitico cambierebbero se in Iran gli oppositori interni riuscissero ad avere la meglio sugli ayatollah.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.