Yemen. Rapporto MSF Parti Complicati: madri e bambini muoiono senza cure

di Francesca Mapelli * –

Molte donne con complicanze durante il parto e genitori di bambini malati in Yemen non possono raggiungere in modo sicuro e tempestivo le cure di cui hanno bisogno, spesso con conseguenze letali. È la drammatica situazione fotografata nel nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (MSF) dal paese, devastato da quattro anni di guerra.
Il rapporto MSF “Parti complicati, madri e bambini yemeniti muoiono senza cure” delinea l’impatto della guerra su donne incinte, neomamme e bambini sotto i quindici anni – tra le fasce di popolazione più trascurate e vulnerabili in Yemen – secondo quanto osservato dalle équipe mediche di MSF nei governatorati di Taiz e Hajjah. Tra il 2016 e il 2018, 36 donne e 1.529 bambini, di cui 1.018 neonati, sono morti nell’ospedale di MSF a Taiz Houban, nel governatorato di Taiz, e nell’ospedale di Abs, supportato da MSF, nel governatorato di Hajjah. A Taiz Houban, quasi un terzo dei bambini e neonati erano già deceduti all’arrivo in ospedale. Molti neonati arrivati nelle strutture di MSF erano sottopeso alla nascita o erano nati prematuri a casa o in piccole cliniche private. Le cause più comuni dei decessi, sono la nascita prematura, l’asfissia e la sepsi neonatale.
Dopo quattro anni di guerra, le parti in conflitto e i loro alleati internazionali hanno provocato il collasso del sistema sanitario pubblico nel paese, che non riesce a soddisfare i bisogni di 28 milioni di yemeniti. Non a caso, l’alto numero di decessi di bambini e neonati è in gran parte legato a fattori causati direttamente dal conflitto: la scarsità di strutture sanitarie funzionanti, le difficoltà delle persone nel raggiungerle, l’impossibilità di soluzioni alternative. Molte persone devono attraversare le linee del fronte, passare attraverso terre di nessuno o negoziare il passaggio attraverso più posti di blocco per raggiungere un ospedale ancora funzionante.
Anche alcune madri e bambini ammessi all’ospedale di Taiz Houban hanno attraversato le linee del fronte. Questo li espone a un pericolo fisico oltre ad aumentare in modo esponenziale i tempi del viaggio. Prima del conflitto, i residenti di Houban, alla periferia di Taiz, potevano raggiungere un ospedale pubblico nel centro città in dieci minuti, mentre oggi il viaggio per raggiungere le cure può durare fino a sei ore.
“La distanza dalle cure mediche è un problema enorme” spiega Sadeqa, ostetrica di MSF nell’ospedale Abs. “I pazienti non possono spostarsi a causa di attacchi aerei e combattimenti, e non escono di notte per paura di essere attaccati. Una volta un’auto è stata colpita da un attacco aereo che ha ucciso tutte le persone a bordo”.
Proprio questa settimana, un ospedale supportato da MSF a Taiz è stato costretto a sospendere temporaneamente le attività a causa di rinnovati combattimenti in città. Le violenze hanno provocato la chiusura dell’unico ospedale pubblico rimasto nell’area in grado di fornire cure materno-infantili e ora sta impedendo al personale medico umanitario di raggiungere l’ospedale.

Il personale medico ha le stesse difficoltà di accesso agli ospedali dei pazienti.
“I problemi di sicurezza non riguardano solo le persone che hanno bisogno di cure mediche, ma colpisce anche il personale medico che fornisce le cure” dichiara Jana Brandt, consulente per le operazioni di MSF in Yemen. “Il nostro staff ospedaliero preferisce fare un turno notturno di quattordici che lavorare otto ore durante il giorno, pur di non dover viaggiare di notte su strade estremamente insicure”.
Oltre a temere i rischi lungo il tragitto, le persone temono anche che l’ospedale stesso possa essere attaccato, un’altra costante della guerra in Yemen.
“L’ospedale di Abs è stato già colpito in passato e tutta l’area di Abs ha subito molti attacchi aerei nel corso della guerra” afferma Khattab, responsabile per i servizi di salute mentale di MSF. “Le persone hanno paura di essere attaccate per strada e che l’ospedale possa essere colpito di nuovo. Molti dei pazienti che riescono a raggiungerci mostrano sintomi di disturbo da stress post-traumatico”.
Gli ostacoli che impediscono a madri e bambini di raggiungere gli ospedali sono rafforzati dalla vulnerabilità economica di molte famiglie. Prima dell’inasprirsi del conflitto nel 2015, la maggior parte dei servizi medici in Yemen era fornita da strutture sanitarie private, a costi relativamente sostenibili. Oggi, la capacità degli yemeniti di accedere a cure sanitarie di qualsiasi tipo è diminuita drasticamente perché il conflitto ha devastato l’economia e svalutato i risparmi, lasciando la maggior parte delle persone dipendente dalla limitata sanità pubblica disponibile.
La disperata condizione di madri e bambini che hanno bisogno di cure non è limitata a Taiz e Hajjah, ma si riscontra in tutto il paese, in particolare nelle zone più colpite dalla guerra.
MSF chiede a tutte le parti in conflitto di garantire la protezione dei civili e del personale medico, di permettere a feriti e malati di accedere all’assistenza sanitaria e di allentare le restrizioni alle organizzazioni umanitarie per permettere loro di rispondere in modo tempestivo agli ingenti bisogni della popolazione. MSF invita infine le organizzazioni umanitarie internazionali ad incrementare la loro risposta, aumentando il personale esperto nelle aree in cui i bisogni sono maggiori e garantendo una fornitura tempestiva e di qualità degli aiuti.

Quello in Yemen è il più grande intervento di MSF in una zona di conflitto. MSF ha aumentato le proprie attività nel paese dall’inasprirsi del conflitto nel 2015. Oggi lavora in 12 ospedali e centri sanitari e fornisce supporto a oltre 20 strutture in 11 governatorati: Abyan, Aden, Amran, Hajjah, Hodeidah, Ibb, Lahj, Saada, Sanaa, Shabwah e Taiz. Da marzo 2015 a dicembre 2018, le équipe di MSF hanno eseguito 81.102 interventi chirurgici, fornito cure a 119.113 feriti di guerra, fatto nascere 68.702 bambini e curato più di 116.687 casi sospetti di colera. MSF impiega in Yemen più di 2.200 operatori internazionali e locali e fornisce incentivi a 700 dipendenti del Ministero della Salute.

* Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere.