9 novembre 1989. Cade il muro di Berlino. Ma si è davvero aperta una nuova epoca?

di Giovanni Ciprotti –

muro berlino liberazioneAppartengo alla generazione che divenne adulta con la Guerra Fredda. Quando votai per la prima volta, Leonid Breznev era morto da pochi mesi e alla Casa Bianca abitava Ronald Reagan, un ex attore che aveva riattizzato il fuoco della contrapposizione est-ovest e coniato per l’URSS l’appellativo di “Impero del male”. In Italia dominava la Democrazia Cristiana e Enrico Berlinguer era segretario del PCI.
Nelle sale cinematografiche giungeva il film “War games”, con i suoi apocalittici scenari di guerra nucleare e di lì a poco un geniale Tom Clancy avrebbe pubblicato un romanzo di spionaggio che avrebbe avuto un clamoroso successo mondiale: “The hunt for Red October”, nella quale un comandante di un sottomarino sovietico decideva di disertare e portare in dote agli Stati Uniti un sottomarino nucleare di nuovissima generazione.
Guerra fredda, Berlino ovest, Checkpoint Charlie, conventio ad excludendum, Patto di Varsavia, Armata rossa, Gladio, gulag, disgelo, Pcus, stalinizzazione. Siamo cresciuti assorbendo questi ed altre decine di termini tipici di quel periodo, applicabili soltanto a quel periodo, che entusiasmavano o terrorizzavano. Avevamo vissuto con la paura dell’olocausto nucleare e l’idea che difficilmente l’altra mezza Europa, quella del cosiddetto socialismo reale, si sarebbe mai ricongiunta con la metà occidentale, che era stata ricostruita e si era sviluppata all’ombra della potenza americana.
Poi al Cremlino arrivò Michail Gorbacev e di lì a poco il vento cambiò. Reagan fu tra i primi a percepire la novità rappresentata da quel giovane Segretario del Pcus, tanto da abbandonare la retorica dell’impero del male e imboccare il sentiero dell’ascolto reciproco. Sarebbero bastati pochi anni perché i semi della Perestrojka e della Glasnost gettati da Gorbacev scuotessero dalle fondamenta il fragile impero sovietico.
La sera del 9 novembre 1989, complice una avventata dichiarazione di un funzionario della SED, i varchi del Muro che aveva diviso per 28 anni Berlino vennero aperti e i berlinesi orientali poterono passare con tranquillità nel settore occidentale della città. Le immagini dei Vopos immobili, dei giovani tedeschi a cavalcioni del muro e, due giorni più tardi, del maestro Mstislav Rostropovich che festeggiava l’evento suonando il violoncello ai piedi della barriera simboleggiavano la fine di un’epoca inquietante.
Il crollo dei regimi dell’Europa orientale – e due anni più tardi della stessa URSS – significava per noi giovani europei occidentali la fine di un’epoca buia e per i nostri cugini orientali, immaginavamo, l’inizio di una nuova fase democratica. Mai più guerre, né calde né fredde. E un futuro meno incerto e più sereno per tutta l’Europa.
Ma sbagliavamo. Il mondo post-Guerra Fredda ci avrebbe invece riservato numerose sorprese tutt’altro che piacevoli: la guerra intestina nella ex-Jugoslavia, i conflitti dopo l’attentato dell’11 settembre, le guerre in Iraq, il Caucaso sempre in subbuglio, il Nordafrica sconvolto dalle “primavere arabe”. Ciascuno di questi sconvolgimenti ha avuto come effetto il moltiplicarsi dei profughi e degli sfollati che hanno iniziato ad errare in cerca di un posto dove vivere in pace. Molti di questi disgraziati hanno scelto e continuano a scegliere l’Europa come meta. In ordine di tempo l’ultima ondata sembra provenire soprattutto dalla Siria, devastata da quattro anni di guerra civile. Sono approdati sulle coste italiane e successivamente su quelle greche. Con il passare dei mesi la pista balcanica è diventata per loro la porta principale per l’Europa, ma sulla loro strada hanno trovato alcune porte sbarrate. A sprangarle, sorprendentemente, sono stati soprattutto i Paesi dell’ex Europa orientale, quelli un tempo circondati e imprigionati dalla “cortina di ferro”: Romania, Serbia, Croazia, Slovenia.
Per questo oggi è importante ricordare la caduta del Muro di Berlino. Anche per quei popoli che ieri stavano dall’altra parte e oggi sembrano averlo dimenticato.