Azerbaigian. Il contratto del nuovo secolo, dall’eredità storica al gas per l’talia

di Giorgia Pilar Giorgi

Il 14 settembre 2017 presso l’Heydar Aliyev Center di Baku è stato firmato l’Accordo Modificato e Rivisto sullo Sviluppo Congiunto e la Condivisione Produttiva per i giacimenti azeri e Chirag e la Porzione di Acqua Profonda del giacimento di Gunashli nel settore azerbaigiano del Mar Caspio (Acg).
Alla cerimonia di firma, presieduta dal presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, hanno preso parte personalità di spicco nel campo energetico come Rovnag Abdullayev, presidente della Compagnia petrolifera statale della Repubblica dell’Azerbaigian (Socar), e i rappresentanti delle aziende co-venturer più importanti per l’Azerbaigian come la britannica BP, Chevron, INPEX, Statoil, Exxon Mobil, Tp, Itochu e Ongc Videsh.
Intervenendo all’evento Aliyev ha dichiarato che questa firma rappresenta l’inizio di una nuova era per il giacimento e che ha una grande importanza per l’Azerbaigian.
A esprimere la propria soddisfazione verso l’iniziativa anche il presidente di Socar, Abdullayevche, ha elogiato e ricordato la lungimiranza avuta 23 anni prima dall’allora presidente della Repubblica Heydar Aliyev che, trovandosi ad affrontare il difficile primo biennio successivo alla proclamazione dell’indipendenza del Paese, comprese l’urgenza di rilanciare il comparto energetico per sostenere la difficile fase di transizione nazionale e istituzionale.
Con la produzione industriale ridotta del 38% rispetto al 1990 e un tasso record dell’1.234% raggiunto dall’inflazione, Heydar Aliyev fece dello sviluppo del settore energetico l’assoluta priorità.
Adottando un modello di politica estera bilanciata Aliyev comprese presto l’urgenza di stringere un accordo petrolifero al fine di attirare nuovi capitali e nuova tecnologia per il Paese.
In quest’ottica Heydar Aliyev presiedette alla negoziazione e alla successiva firma il 20 settembre 1994 del primo contratto Acg (Azeri, Chirag e Gunashli), ricordato come il “contratto del secolo” che decise il destino petrolifero di Baku e con cui l’Azerbaigian cedeva a un consorzio internazionale di 11 multinazionali petrolifere capeggiate dalla britannica Bp e partecipato da Socar i diritti di esplorazione e sfruttamento venticinquennali dei giacimenti di Azeri, Chirag e Gunashli che, da quel momento, ha beneficiato di 33 miliardi di dollari di investimenti, producendo circa 440 milioni di tonnellate di petrolio e distribuendo oltre 125 miliardi di dollari di utile netto al Paese.
Questo contratto era stato pensato come strumento per garantire al Paese la propria sovranità e integrità territoriale mediante la creazione di un consorzio all’interno del quale far confluire gli interessi economici e strategici dei più importanti attori regionali.
Grazie a questo contratto sono stati prodotti un totale di più di tre miliardi di barili di oro nero, un affare colossale, che ha segnato l’inizio di una stretta collaborazione tra Bp e Baku nonchél’entrata di numerose aziende europee nel Paese inclusa l’italiana Saipem, che è tra i sub-contractor della prima ora per la realizzazione delle piattaforme petrolifere.
Il contratto del secolo ha avuto il suo culmine nel 2005 quando è stata avviata la realizzazionedell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc), che partendo da Baku e passando per Tbilisi (Georgia) porta il suo carico di greggio al porto turco di Ceyhan lungo un tragitto di 1.768 chilometri.
L’oleodotto rappresenta il culmine di un disegno politico ben definito per ridurre la dipendenza dalla Russia ed evitare il territorio dell’Iran con cui l’Azerbaijan condivide mille chilometri di frontiera, oltre che profondi legami culturali e religiosi ma con cui sussistono tuttavia diversi motivi di contrasto, fra i quali una disputa irrisolta relativa alla delimitazione del Mar Caspio.
Un disegno politico condiviso prima di tutto dagli Stati Uniti, che fin dall’inizio hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’oleodotto considerato cruciale per gli interessi di sicurezza europei e americani oltre che strategico per accrescere il ruolo della Turchia, alleato di ferro degli Usa nella regione.
Dalla firma del primo Psa nel 1994 Baku ha assistito a un massiccio afflusso di compagnie internazionali e a un veloce giro di contratti di esplorazione e sfruttamento di nuovi giacimenti off-shore e on-shore.
Anche Bob Dudley, direttore generale del Gruppo Bp, ha in quest’occasione elogiato i risultati ottenuti grazie al contratto del secolo che ha condotto l’Azerbaigian verso una trasformazione radicale, al rafforzamento della cooperazione con l’Europa e con lo stesso Regno Unito.
Non solo i presenti ma anche gli ospiti non presenti hanno fatto pervenire un messaggio di congratulazioni al presidente della Repubblica per la firma del nuovo contratto fra cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, in un messaggio letto ai partecipanti dal ministro turco dell’Energia e delle Risorse naturali Berat Albayrak, ha ricordato l’importanza delle relazioni con l’Azerbaigian e dell’oleodotto Btc, considerato da Ankara “la via di seta del XXI secolo”.
Felicitazioni sono giunte anche dal primo ministro britannico Theresa May mediante un messaggio letto dal ministro di Stato del Regno Unito Alan Duncan, mentre il ministro dell’Energia georgiano Elia Eloshvili ha letto il messaggio di congratulazioni del primo ministro georgiano Kvirikashvili.
Per l’Italia e le relazioni Italia–Azerbaigian l’accordo rappresenta un punto importante: l’Italia è il primo partner commerciale dell’Azerbaigian e Baku rappresenta uno dei maggiori fornitori di greggio del nostro Paese, proprio grazie allo sfruttamento del giacimento Acg, una grande parte di produzione del quale è destinata proprio all’Italia.
Inoltre l’italiana Eni detiene il 5% dell’oleodotto Btc, che trasporta il greggio dai giacimenti stessi.
A seguito del completamento del contratto, i nuovi interessi Acg partecipanti saranno i seguenti: Bp, 30,37 per cento; AzAcg (Socar), 25,00 per cento; Chevron, 9,57 per cento; Inpex, 9,31 per cento; Statoil, 7,27 per cento; ExxonMobil, 6,79 per cento; Tp, 5,73 per cento; Itochu, 3,65 per cento; e Ongc Videsh Limited (Ovl), 2,31 per cento. Com’è evidente, la quota di Socar aumenta da 11,6 al 25% e la quota di profitto di petrolio per l’Azerbaigian sarà del 75 % – cifra maggiore rispetto al contratto precedente.
Per far sì che le condizioni del nuovo contratto così come la sua durata fino al 2050 entrino in vigore bisognerà aspettare la parte del Parlamento (MilliMajlis) della Repubblica dell’Azerbaigian.
Con la firma dell’accordo, il Paese riceverà 3,6 miliardi di dollari di bonus da parte di investitori stranieri.
La firma del contratto, definito dal direttore generale del Gruppo Bp, Bob Dudley, il contratto del “nuovo secolo”, rappresenta un nuovo importante risultato raggiunto dal governo dell’Azerbaigian i cui vertici hanno ancora una volta mostrato lungimiranza, confermando il Paese come uno dei protagonisti indiscussi della cooperazione e della politica energetica nella complessa area euroasiatica.
Dalla firma del contratto del secolo sino alla decisione sull’assegnazione del gas di Shah Deniz, le istituzioni azerbaigiane hanno adottato un modello di politica estera moderata e accorta che ha favorito la creazione di un clima favorevole agli investimenti e il bilanciamento delle diverse e spesso contrapposte spinte regionali.
Il nuovo contratto Acg, insieme al Corridoio Meridionale del Gas, la cui ultima tappa è il Tap che porterà gas proprio dall’Azerbaigian all’Italia, e la diversificazione economica in atto nel paese, favoriranno lo sviluppo economico sostenibile, confermando l’Azerbaigian come partner affidabile nella sicurezza energetica globale, e aprendo nuove prospettive nella cooperazione bilaterale Italia-Azerbaigian e opportunità per le imprese italiane e per il Made in Italy.

Nella seconda foto il presidente Ilham Aliyev.