Al-Zawahiri: l’omicidio degli Usa, senza processo e senza rispetto del diritto

di C. Alessandro Maceri –

I media hanno internazionali dato la notizia dell’uccisione di Ayman al-Zawahiri, uno dei terroristi più ricercarti del pianeta, giustiziato con un drone controllato a distanza dagli USA: i tele-piloti avrebbero obbedito ad un ordine della CIA e avrebbero sparato due missili sul terrazzo sul quale passeggiava.
Una vicenda che apre a quesiti e a dubi, ad esempio che ci faceva quel drone in Afghanistan? In base agli accordi sottoscritti con i talebani, al momento della fuga precipitosa degli americani dal paese gli USA si erano impegnati a non fare niente di simile. Invece Joe, Biden ha fatto tutto il contrario. E se ne è pure vantato: “Quando ho messo fine alla missione militare americana in Afghanistan quasi un anno fa, ho deciso che gli Stati Uniti non avevano più bisogno di avere uomini in Afghanistan”, ha detto, aggiungendo che “In quel momento ho promesso agli americani che avremmo continuato a condurre efficaci operazioni antiterrorismo in Afghanistan. Lo abbiamo fatto. Non consentiremo all’Afghanistan di diventare un paradiso sicuro per i terroristi”. Un portavoce talebano ha espresso la protesta a nome del governo talebano appellandosi agli accordi di Doha che vietano espressamente gli attacchi condotti da Washington su territorio afghano, in cambio però della garanzia da parte dei talebani che l’Afghanistan non sarebbe stato utilizzato da al Qaeda, dall’Isis o da altri gruppi terroristici.
Come in altri casi sono tuttavia molte le cose poco chiare. Secondo un alto funzionario dell’intelligence statunitense, la casa in cui viveva con la famiglia del terrorista era di proprietà di un alto collaboratore dell’anziano leader talebano Sirajuddin Haqqani. Al-Zawahri sarebbe stato visto diverse volte mentre passeggiava su un balcone. É quanto meno strano che uno degli uomini più ricercati del pianeta avesse abitudini simili. Tanto più che, seppure crudele e spietato come terrorista, non era certo un ingenuo: nato in Egitto da una famiglia di accademici (suo nonno era presidente dell’Università del Cairo e fondatore dell’Università Re Saud a Riad, in Arabia Saudita, suo padre era docente di farmacologia), era lui stesso un medico e per molti era una delle menti dell’islamismo radicale. In un’intervista al New Yorker del 2002, Montasser al-Zayyat disse che quando al-Zawahiri incontrò bin Laden “creò una rivoluzione dentro di lui”: al-Zawahiri, secondo alcuni, forse era la vera mente del terrorismo islamico. Strano che una persona di questo livello, che sapeva di essere ricercata da tutti i servizi segreti del pianeta, se ne stesse a passeggiare su un balcone all’aperto. Così come è strano che fosse solo. E ancora più strano che i due missili Hellfire scagliati dal drone non abbiano colpito nessuno a parte lui. Nemmeno un ferito. Nessuna “effetto collaterale”, come definisce di solito questi eventi la CIA.
Ma la cosa più impressionante è che gli USA si sono vantati di quello che è a tutti gli effetti un omicidio premeditato. La decisione di colpire al-Zawahiri “era un obiettivo che gli Stati Uniti perseguono da tre decenni, anche prima dell’attacco dell’11/9″, ha detto il tenente generale in pensione Mark Hertling in una intervista alla CNN.
Il raid che ha portato all’uccisione del leader di al-Qaeda sarebbe stato pianificato per oltre sei mesi. Di recente i piani hanno subito un’accelerazione, con la svolta l’1 luglio. Nel corso di una riunione il direttore della CIA, William Burns, e il direttore dell’intelligence americana Avril Haines hanno illustrato nel dettaglio l’operazione a Biden. Il via libera definitivo di Biden, dopo numerosi aggiornamenti nei mesi di maggio e giugno, è arrivato il 25 luglio. Ma questo contraddice la versione che si sarebbe deciso di agire improvvisamente dopo aver visto al-Zawahiri passeggiare da solo sul balcone.
Si badi bene, qui nessuno sta mettendo in discussione le colpe di al-Zawahiri. Nessuno dice che non fosse un terrorista. E della peggiore specie: nel corso della sua “carriera” il numero di attentati, omicidi e chi più ne ha più ne metta di cui è stato responsabile è raccapricciante. Ma questo non basta per giustificarne l’assassinio senza un processo. Tanto più che è stato eseguito all’interno dei confini di un paese straniero. Senza alcun permesso e senza alcun preavviso.
Il modus operandi degli USA e della CIA, per decenni, è stato accusato di non rispettare leggi, regolamenti e diritti umani. Ma quanto è avvenuto nei giorni scorsi sposta il livello delle violazioni molto più in alto. Ora si tratta di decidere arbitrariamente della vita di una persona, violando i confini di uno Stato sovrano e procedendo alla sua eliminazione senza alcun processo, senza alcuna condanna. Stando comodamente seduti dall’altra parte del pianeta a godersi lo spettacolo davanti ad un monitor. Lo ripetiamo: con tutta probabilità al-Zawahiri era uno dei peggiori terroristi viventi, se non il peggiore in assoluto. Sulla sua coscienza gravavano l’uccisione di migliaia di persone. Ma questo non doveva bastare per gli USA, che si sono sempre professati come paese paladino dei diritti umani, per assassinarlo. E ancora meno giustifica il comportamento del presidente Biden, che si è precipitato in televisione per vantarsi di ciò che ha fatto. Nel farlo ha solo peggiorato la situazione.
Non meno grave il comportamento di tutti quei governi che non hanno detto una parola sul modus operandi degli americani. Far finta di niente, o peggio giustificarne l’operato, significa distruggere quanto è stato ottenuto in decenni, secoli di lotte per i diritti umani. Decenni di lavoro che hanno portato alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Che fine ha fatto l’articolo 2 di questo documento: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità”? E che fine ha fatto l’articolo 5: “Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti”…? Per non parlare dell’articolo 7: “Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione”. E poi l’articolo 9. E l’articolo 10. E l’articolo 11. Gli USA sono uno dei paesi “sviluppati” ad aver ratificato meno trattati riguardanti i diritti umani. Ma tra quelli ratificati, oltre alla Convenzione sui Diritti Umani c’è anche il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato l’8 giugno 1992. E poi la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli inumani o degradanti, ratificata il 21 ottobre 1994. Tutto questo è stato cancellato in un colpo solo: è bastato premere il dito sul pulsante che ha lanciato i missili.
L’assassinio di al-Zawahiri è stato duramente criticato anche negli USA e proprio dai familiari delle vittime dell’attacco alle torri gemelle: Terry Strada, presidente di 9/11 Families United – associazione di sopravvissuti e famiglie delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 – ha invitato il presidente Biden a ritenere il governo dell’Arabia Saudita responsabile della presunta complicità del governo negli attacchi. Il gruppo ha anche criticato il Tour di Golf Liv, sostenuto dai sauditi, che ha iniziato la sua terza competizione al Trump National Golf Club Bedminster alla fine di luglio, a meno di 50 miglia da Ground Zero a Manhattan. “Sono profondamente grato per l’impegno delle agenzie di intelligence e per la dedizione e i sacrifici dei nostri coraggiosi militari nel rimuovere tale male dalle nostre vite. Ma, al fine di ottenere la piena responsabilità per l’omicidio di migliaia di persone l’11 settembre 2001, il presidente Biden deve anche ritenere responsabili i mandanti sauditi che hanno finanziato gli attacchi”, ha detto Strada in una nota. “I finanziatori non sono presi di mira dai droni, vengono accolti con pompe a pugno e ospitati nei golf club. Se vogliamo essere seri sulla responsabilità, dobbiamo ritenere tutti responsabili “, ha aggiunto Strada con un chiaro riferimento al nuovo rapporto di collaborazione tra il presidente Biden e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Il 3 agosto, in una dichiarazione presentata a Boston, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha dichiarato che “Nel 2021, il livello di democrazia di cui gode a livello globale la persona media è sceso ai livelli del 1989. Ciò significa che le conquiste democratiche degli ultimi 30 anni sono state notevolmente ridotte. L’anno scorso quasi un terzo della popolazione mondiale viveva sotto un dominio autoritario. E il numero di paesi che tendono all’autoritarismo è tre volte quello di quelli che si appoggiano alla democrazia”. Secondo la Bachelet in molte parti del mondo “la democrazia è malata” e “la fiducia nelle istituzioni sta svanendo”. E “la mancanza di trasparenza nel processo decisionale pubblico, o la responsabilità del governo o dei funzionari pubblici sta erodendo ulteriormente la fiducia delle persone”.
Biden e tutti suoi sostenitori non si rendono conto del danno che hanno fatto con il loro gesto. Da un lato hanno fatto di uno spietato terrorista un martire, almeno per gli adepti di al-Qaeda: già si parla del suo successore. Dall’altro hanno dimostrato che i diritti umani non valgono più nulla. E se non valgono per loro che da decenni si professano paladini dei diritti umani e della democrazia, non valgono per nessuno. Non valgono le leggi che sono state votate e approvate dal Congresso: chi può dire fino a che punto si può andare oltre la legge? La CIA? Il presidente Biden?
È bastato premere quel pulsante e sganciare quei due missili per uccidere un crudele terrorista, per diventare molto più simili a lui di quanto (forse) gli stessi vertici della Casa Bianca avrebbero mai immaginato.